Letta dopo la Consulta, avanti con prudenza

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Letta dopo la Consulta, avanti con prudenza

20 Giugno 2013

"Non credo ci saranno conseguenze", prudente ma determinato il premier Enrico Letta parla in conferenza stampa con i giornalisti stranieri della sentenza della Consulta che ha negato la validità del legittimo impedimento chiesta da Silvio Berlusconi nel processo Mediaset. Letta va avanti, anche se è evidente che la decisione della magistratura è un nuovo colpo all’equilibrio dei poteri, con i giudici pronti a giudicare le scelte della politica, in particolare quelle dell’ex Governo Berlusconi.

Secondo il premier all’orizzone non ci sono elezioni anticipate. E sull’eventuale voto per l’ineggibilità del Cav., Letta spiega che sarebbe ”una scelta parlamentare dei partiti, il governo non c’entra”. Scelta scellerata, se è vero che chi voleva prenderla avrebbe dovuto farlo molti anni fa e invece ha preferito di no, salvo poi risvegliarsi con un Berlusconi di nuovo al centro della scena politica.

Per Letta, "l’esecutivo è solido", "cambieremo il Porcellum, ma non vedo rischio di elezioni anticipate". Ci sono tutte le condizioni per applicare il programma di Governo, secondo il Premier, sia sul fronte delle riforme istituzionali che economiche, "Sull’aumento dell’Iva decideremo con tutta la maggioranza", e ancora "La settimana prossima presenteremo un piano nazionale per l’occupazione giovanile con risorse nostre, senza assolutamente sforare rispetto agli impegni europei". Ma l’Europa non deve sbagliare: "Un messaggio debole dal prossimo consiglio Ue è un autogol che non possiamo permetterci".

"Non sento sofferenza in quello che sto facendo," dice Letta, "Anzi, sento molta attesa e impegno. Vivo questa esperienza giorno per giorno, con molta attenzione. Se non mi vedete sorridere spesso è perché sono fatto così: in privato sorrido di più". Per ora il premier può tirare un sospiro di sollievo; Berlusconi e i ministri del Pdl, per quanto combattivi e non rinunciatari di fronte all’esondazione giudiziaria, continuano a distinguere i processi dalla tenuta del Governo. Ma la questione della giustizia è destinata a tenere banco ancora una volta in Italia.