Letta e i mercati, piace l’ok Renzi-Berlusconi

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Letta e i mercati, piace l’ok Renzi-Berlusconi

25 Aprile 2013

Se come sembra gli ultimi dubbi sul governo Letta sono caduti con le aperture offerte da Renzi e Silvio Berlusconi, nei prossimi giorni il giovane premier incaricato verrà passato al microscopio dai mercati più di quanto non accada già in queste ore. Ai mercati in cerca di stabilità politica è piaciuta la scelta di un profilo moderato, politico, che ha esperienza di economia, è entrato nella stanza dei bottoni (con Prodi), ha dalla sua una esperienza anche accademica che confina con la "tecnica" pur nell’autonomia del politico.

Le larghe intese e lo start up riformista piacerebbero molto agli investitori in Italia ma soprattutto all’estero, a patto che il nuovo governo sappia puntare subito a misure di crescita, che aumentino il reddito procapite e contengano la disoccupazione in particolare quella giovanile. Letta ha poco tempo per accrescere il suo standing davanti alla comunità finanziaria internazionale e far passare il messaggio che l’Italia non è il grande malato dell’Europa del Sud né una minaccia all’economia globale. I buoni risultati messi a segno dalle aste dei Bot, la riduzione dello spread, i punti guadagnati negli ultimi giorni da Piazza Affari, tutto sembra deporre favorevolmente al nuovo leader.

In realtà la chiave del "rally" sui titoli di stato e gli altri risultati appena elencati derivano dalla politica economica che la BCE continua a perseguire (l’eventuale acquisto dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà) e dalla enorme iniezione di liquidità nei mercati prodotta dalla Banca del Giappone e dalla Federal Reserve americana, uno scenario macroeconomico che il premier italiano deve saper sfruttare in tutte le sue variabili.

La brutta notizia è che i mercati continuano a giudicare le performace degli Stati europei come l’Italia sulla base del mantenimento della disciplina fiscale e dei vincoli al deficit imposti dalla UE, e che quindi sarà molto difficile per Letta, che accettando l’incarico si è fatto garante della linea che vuol ridiscutere l’austerity lanciata dall’ormai indebolito Hollande, coniugare queste richieste con l’esigenza della crescita.