Lettera aperta ai giovani del Pdl su Vittorio Arrigoni

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Lettera aperta ai giovani del Pdl su Vittorio Arrigoni

19 Aprile 2011

Cari ragazzi,

 

ieri ho letto, non senza un certo sgomento, le dichiarazioni di una delle vostre dirigenti nazionali, Carolina Varchi, sull’omicidio di Vittorio Arrigoni. "Non condividiamo affatto," dice la Varchi rivolgendosi ai giornali della sua area politica, "i vergognosi attacchi di certa stampa di centrodestra contro un ragazzo italiano ucciso barbaramente. Seppur divisi dalle idee politiche, non possiamo nascondere la nostra profonda stima per la causa che Arrigoni portava avanti. Anche noi sogniamo la libertà del popolo palestinese che, come tutti i popoli, ha diritto a una terra e a una patria dove vivere in pace. Arrigoni aveva il merito di raccontare ciò che tanti media nascondono sul conflitto israelo-palestinese. Continueremo a sostenere la necessità di perseguire l’idea di due popoli e due stati, indicata dal presidente Berlusconi, unica possibilità di pace in Terra Santa".

In questi giorni l’Occidentale, e chi vi scrive, ha pubblicato numerosi pezzi per ricostruire cosa sta accadendo a Gaza e come si è arrivati allo strangolamento di Arrigoni, e non mi sembra che, da parte nostra, ci sia mai stata la voglia di sottrarci al peso, e anche al dovere, della pietà, verso un nostro giovane connazionale morto in una situazione così tragica. Passare gli ultimi momenti della tua vita nella cognizione che a darti la morte sono proprio quelli accanto a cui avevi scelto di batterti, per aiutarli, dev’essere stato terribile. Volente o nolente, a Gaza Arrigoni ha vissuto inquadrato in un sistema di tipo terroristico, che alla fine si è liberato di lui come un corpo estraneo. Non sono stati noi ad affibbiare ad Hamas il bollino di organizzazione terroristica, ma l’Unione Europea.

Per quanto mi riguarda, e posso assicurare la signorina Varchi che in passato ho creduto che quella "pace" fosse possibile e che mi sono anche impegnato politicamente affinché ciò accadesse, la soluzione due popoli due stati è un fallimento universale ormai conclamato ma che per le bizzarie della diplomazia dura ininterrottamente da quasi vent’anni. La politica delle "concessioni" di Israele non è mai servita a niente. Attualmente, la principale funzione dell’ANP è quella di delegittimare, quando è possibile, lo stato ebraico agli occhi della comunità internazionale, mentre quella di Hamas è di cancellarlo dalle cartine geografiche, su indicazione degli ayatollah iraniani. Questa è l’unica "road map" che conoscono.

Davvero non capisco quali giornali o telegiornali italiani legga o guardi la signorina Varchi, visto che a me sembra che l’unica cosa di cui non si parla, mai, sono le ragioni di Israele nel conflitto (quando ci ha provato Saviano, apriti cielo), mentre invece, dall’11 Settembre agli squali addestrati dal Mossad per aggredire i turisti a Sharm, la propaganda anti-israeliana funziona meravigliosamente, radice di ogni complottismo, della grande cospirazione demo-pluto-giudaico-massonica di cui dovrei essere ingranaggio inconsciamente asservito. Ma basta ripercorrere la farsa tragica del "Rapporto Goldstone" per comprendere come funziona il potere mediatico quando si fa megafono delle grandi organizzazioni sovra-nazionali, che sono super-partes solo di nome: l’hanno chiamata "palestinolatria", e non si contano i film di denuncia finanziati dalla Ue per descrivere il "genocidio" a Gaza.

Soprattutto, ho l’impressione che la signorina Varchi sia rimasta abbagliata come tanti altri dal mito della Palestina come grande e Unica Soluzione a tutti mali del medio oriente, come se ogni aspetto della storia mondiale si decidesse lì, in quel fazzoletto di terra chiamato Gaza, un errore imperdonabile in cui è caduto qualcuno di più infinitamente importante di lei, il presidente Obama, annunciando, tra le altre promesse, tutte disattese, di voler finalmente realizzare la pace fra israeliani e palestinesi. In realtà, oggi sono proprio quelli che pensavano "ai giovani arabi interessa solo la liberazione della Palestina" a restare sorpresi e spaesati, di fronte alle rivoluzioni che hanno cambiato il volto del nordafrica e del medio oriente.

I tunisini, gli egiziani, i ragazzi scesi in piazza a Teheran dopo la rielezione di Ahmadinejad, quelli che in queste ore si ribellano al presidente siriano Assad, e tutti quelli che attendono di farlo dall’Algeria all’Arabia Saudita, non si sono ribellati contro Israele. La loro priorità non era la questione palestinese. Volevano rovesciare i loro padroni, le tirannie da cui erano e probabilmente resteranno governati, come quella al potere a Gaza. Arrigoni – ha scritto ieri in un commento uno dei nostri lettori – aveva criticato il partito islamico al potere nella Striscia. Pare avesse anche sottoscritto un manifesto dal profumo di gelsomino. Ma non crescono fiori dove passa il fascismo islamico. 

Navigando su Internet, e se il web non mi inganna, leggo che la signorina Varchi, prima di essere nominata dirigente della "Giovane Italia", il gruppo giovanile del PdL, quand’era studentessa all’università militava per "Azione Giovani", ex FUAN. In Italia le estreme, quando i cuori battono all’unisono per i palestinesi, s’incontrano sempre, basta farsi un giro da "Forte Prenestino" a "Casa Pound". Prima di parlare di ciò che i media italiani nasconderebbero sul conflitto in medio oriente, dunque, forse la signorina Varchi dovrebbe fare attenzione a non scivolare sui riflessi condizionati di vecchie ideologie.

Saluti cordiali