Lettera tossica a Obama, fermato un sospetto al Congresso

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Lettera tossica a Obama, fermato un sospetto al Congresso

17 Aprile 2013

Un’altra lettera che potrebbe risultare positiva al test sul "ricino" è stata indirizzata al Presidente Obama, dopo quella inviata nei giorni scorsi al congressista democratico Roger Wicker. I servizi segreti parlando di "sostanze tossiche". Si apprende che una parte del Senato è stata evacuata e che un sospetto squilibrato è stato fermato e interrogato, era in possesso di alcune buste sigillate. Un altro pacco sarebbe stato inviato al senatore dell’Alabama Richard Shelby, un democratico che ha sostenuto la nuova legge che limita l’uso delle armi negli Stati Uniti.

Gli investigatori non collegano apertamente le lettere alle bombe di Boston ma è evidente che qualcuno negli Usa sta giocando sporco e rischiando grosso. Secondo il portavoce dei servizi di sicurezza della Casa Bianca, Donovan, la lettera inviata a Obama sarebbe stata intercettata martedì, cioè lo stesso giorno in cui Wicker aveva denunciato le minacce.

Intanto l’FBI e le autorità americane hanno deciso di sperimentare una tecnica di indagine "aperta" per stringere il cerchio al presunto "lupo solitario" colpevole di aver ammazzato 3 persone e ferite altre dozzine con le bombe alla maratona di Boston. Il metodo è semplice: sfruttare foto, video, cose ascoltate o dette di sfuggita, spezzoni e coriandoli di quelle migliaia di immagini che gli americani hanno raccolto prima durante e dopo l’attacco terroristico.

"Qualcuno sa chi ha fatto tutto questo," ha detto Richard Des Luriers del Bureau di Boston. "La cosa importante è che la persona che si è macchiata di questo crimine è qualcuno che potete conoscere, un amico, un vicino di casa, un collega di lavoro", confermando che le indagini si stanno indirizzando appunto verso il lupo solitario che ha organizzato l’attacco da solo, magari ispirandosi ai tanti siti internet, compresi quelli qaedisti, che in Rete permettono di creare una bomba-fai-da-te. Vanno in questa direzione le dichiarazioni di Janet Napolitano che ha allontanato l’ipotesi di un "plot".

La notizia è anche che è stato ritrovato il coperchio di una pentola a pressione che secondo gli investigatori sarebbe stata usata nel confezionamento di una delle bombe, rinvenuta nei pressi dell’attentato. Si passano al setaccio hotel e residence dove il lupo solitario avrebbe preparato l’innesco, come pure le liste passeggeri dei voli arrivati a Boston e quelle dei partecipanti alla maratona. L’intelligence teme l’ipotesi del terrorista che muovendosi da solo potrebbe essere stato in grado di non lasciare tracce e informazioni dietro di sé. Le sostanza con cui è stata composta la bomba del resto possono essere reperite facilmente e acquistate senza destare troppi sospetti.

Se da una parte la richiesta fatta agli americani di collaborare nelle indagini rischia di seminare il germe della delazione nella cittadinanza, aumentando la paura e il timore che il pazzo sia il nostro amico della porta accanto (ricordiamoci che il NY Post aveva subito puntato il dito sul giovane saudita che sembra sparito dal campo delle indagini, "placcato" al momento dello scoppio delle bombe da uno spettatore che aveva considerato "sospetti" i movimenti del giovane), è anche vero che la potenza generata dalla condivisione delle informazioni nella nostra epoca, dai video dei telefonini ai materiali postati su Facebook, unita alle tecnologie all’avanguardia usate dagli investigatori a Quantico, potrebbero davvero fare la differenza per avvicinarsi al colpevole. Su cui pende una taglia sostanziosa.