L’Europa che riparte da Lisbona promette più efficienza e cooperazione

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L’Europa che riparte da Lisbona promette più efficienza e cooperazione

02 Dicembre 2009

Il premier svedese Fredrick Reinfeldt, presidente di turno della Ue, è molto soddisfatto: “Oggi si apre una nuova era per l’integrazione” si legge in un comunicato ufficiale, e “l’Ue possiede i mezzi per far fronte alle nuove sfide”. Per una volta, l’Europa ha vinto: ieri, 1° dicembre 2009, è entrato finalmente in vigore il Trattato di Lisbona. L’evento è stato celebrato con una cerimonia nella capitale portoghese con tanto di fuochi d’artificio e il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha spiegato agli europei come il trattato ponga finalmente “il cittadino al centro del progetto europeo”: “Disporremo finalmente delle istituzioni giuste per agire e della stabilità necessaria per convogliare tutte le energie verso il raggiungimento dei risultati che contano”.

L’entrata in vigore del trattato assume maggior importanza se si pensa a tutte le difficoltà a cui è andata incontro l’Unione Europea negli ultimi anni. Redatto per far fronte alla bocciatura della Costituzione europea da parte di Francia e Olanda nel 2005, il testo della carta di Lisbona è stato ratificato dal consiglio europeo di Bruxelles nel giugno 2007 e firmato ufficialmente il 13 dicembre dello stesso anno: da quel momento, è iniziata la corsa ad ostacoli delle ratifiche nazionali. L’Ungheria è stato il primo paese ad approvare il trattato, ultime l’Irlanda – la quale, dopo la clamorosa bocciatura del 2008, lo ha ratificato con un nuovo referendum indetto per lo scorso ottobre – e la Repubblica Ceca, guidata da un presidente (Vaclav Klaus) che si è sempre dichiarato fieramente contrario alla promulgazione della carta europea.

Ma cosa comporta l’entrata in vigore del trattato? Sul piano istituzionale la carta segna la nascita del presidente dell’Unione Europea, eletto dal Consiglio ogni due anni e mezzo e rinnovabile per un mandato, e del ministro degli Esteri, il quale sarà anche vicepresidente della Commisione Ue. In seguito a prolungate trattative, la prima carica sarà ricoperta dal belga Herman Van Rompuy, la seconda – per la quale era in corsa anche Massimo D’Alema – dalla britannica Catherine Ashton, già commissaria al Commercio estero. In qualità di “Alto rappresentante per gli Affari esteri”, rispetto a Josè Solana – che negli ultimi anni ha ricoperto una posizione analoga – la Ashton avrà maggiori poteri e disporrà di un corpo diplomatico.

A poche ore dalla promulgazione del trattato, Van Rompuy ha iniziato un tour europeo in qualità di nuovo presidente dell’Unione, assicurando che le parole chiave della sua presidenza “saranno la continuità e la coerenza”. Nel pomeriggio, il belga è giunto a Milano dove ha incontrato il premier Silvio Berlusconi: “Voglio stabilire contatti e relazioni con tutti e per questo ho iniziato il giro delle capitali” ha spiegato il neo presidente, secondo il quale “con questa presidenza permanente si potrà dare più continuità e coerenza al lavoro”. In concomitanza con l’arrivo del presidente belga, Franco Frattini ha lanciato l’idea di un “conclave dei ministri degli Esteri” da tenersi nel 2010 per discutere del futuro della nuova Europa.

Per quanto riguarda la vita di tutti i giorni, il messaggio lanciato dalla Ue è che il trattato di Lisbona comporterà maggior efficienza per i cittadini, da anni molto scettici sul funzionamento della macchina europea. A questo proposito, la carta prevede che con un milione di firme si possa presentare a Bruxelles una proposta normativa, mentre per evitare ulteriori stalli un insieme di nove paesi potrà prendere decisioni in determinati settori senza mediare accordi con gli altri Stati membri. L’Europa, infine, assumerà competenze inedite in ambiti importanti: lo sport, il turismo, la privacy, i diritti d’autore, l’energia e la sicurezza. Maggior cooperazione tra i paesi membri coniugata a maggior efficienza degli organi preposti: forse è davvero la volta buona.