L’Europa e l’ascesa delle macchine calcolatrici
12 Novembre 2011
di redazione
Tifate per l’ascesa dei tecnocrati. Apparentemente la risposta per il gigantesco problema dell’Eurozona sarebbe il rimpiazzo dei governi eletti con esperti economici, meglio se funzionari usciti direttamente dalle istituzioni europee.
In Grecia Lucas Papademos, un ex presidente della Bce è stato spinto a forza alla guida del nuovo governo; in Italia Mario Monti, un altro economista e un ex commissario europeo è tra i più quotati. Entrambi possono essere privi di un mandato democratico ma sono fantasticamente benvoluti a Francoforte. Resta da vedere se siano o no adatti al ruolo.
Ma da dove arriva questa grande attrazione verso i tecnocrati?
Se mai l’Europa moderna ha avuto bisogno di leader coraggiosi e carismatici per condurre le loro nazioni attraverso tempi turbolenti dovrebbe essere proprio ora. Invece è come se l’equipaggio dell’astronave Enterprise di Star Trek avesse deciso che il capitano Jean-Luc Picard non è più l’uomo adatto alla bisogna e che è arrivato il momento di Borg.
Efficienti macchine calcolatrici lanciate verso l’applicazione di misure impopolari attraverso l’Eurozona con il grido di battaglia: “ogni resistenza è vana”, sono quello che appare all’ordine del giorno. Davanti alla profonda crisi, quelle che erano le orgogliose nazioni europee si stanno di fatto preparando al passaggio di poteri a Ernst&Young.
La premessa secondo cui tempi difficili richiedono esperti piuttosto che politici non è completamente fuori dalla storia. Alcuni dei peggiori regimi dei tempi moderni sono stati preceduti da governi che avevano un approccio tecnocratico.
I grandi tecnocrati della storia includono Robert McNamara, il segretario alla Difesa americano e primo responsabile per l’escalation in Vietnam. Anche l’Italia ha qualche esperienza nella ricerca di questo genere di uomini, specialmente negli anni novanta. Il loro maggior risultato è stato quello di guidare l’Italia nell’Euro, essendo l’Euro stesso una creazione tecnocratica, qualcosa che gli Stati membri accettarono senza leggere il manuale d’istruzioni.
La definizione di tecnocrazia è il governo degli esperti, in particolare di scienziati e ingegneri. In questo caso significa ingegneri finanziari e scienziati politici; brillanti funzionari senza emozioni che prendono decisioni basate sulle evidenze empiriche senza preoccuparsi di convincere i cittadini.
Senza dubbio si tratta di personaggi di valore, ma c’è una ragione per cui i leader politici tendono a non iniziare i loro discorsi con parole come “liquidity facility”. L’esperienza di cui i tecnocrati mancano è quella politica poichè in genere hanno evitato il tradizionale percorso verso il potere . Ma non c’è da preoccuparsi: Olli Rehn (il commissario europeo per l’Euro) li adora.
La premessa è che solo uomini di questo genere possono prendere quelle necessarie decisioni che i partiti politici codardi non vogliono o non possono prendere. Grandi e coraggiosi politici sarebbero da preferire, ma purtroppo – si sostiene – non sembra che ce ne sia scorta sufficiente. Il ritorno dei tecnocrati rappresenta il fallimento della classe politica.
I buoni politici sono in grado di entrare in empatia con gli elettori. Noi possiamo anche mostrare disprezzo verso quei politici troppo facilmente condizionati dall’opinione pubblica, ma è sensato e stabilizzante selezionare coloro con il miglior intuito per ciò che gli elettori possono accettare.
In molti paesi i politici di maggior successo sono quelli con cui la gente può immaginare di bere una birra. Può non essere il miglior criterio per scegliere un leader, ma i migliori politici sono anche degli esperti: la loro esperienza consiste nel sapere ciò che è politicamente possibile.
L’Italia e la Grecia possono anche non avere altra scelta; ad una classe politica debole e vicina alla bancarotta restano poche opzioni. Però la storia suggerisce che la tecnocrazia è lungi dall’essere una panacea.
Tratto dal Financial Times