L’Europa e l’utero in affitto, parato un rigore deciso da un arbitro venduto
16 Marzo 2016
Ci piacerebbe poter esultare per la bocciatura del rapporto De Sutter al Consiglio d’Europa e dire che si è trattato di una grande vittoria contro l’utero in affitto, ma purtroppo non è andata così. Certo, si è bloccato l’iter che avrebbe portato a una votazione sostanzialmente a favore della surroga nella plenaria del Consiglio, ma si è trattato di un estremo atto di difesa, riuscito per il rotto della cuffia, visto che il documento è stato respinto per un solo voto, 16 a 15.
Un rapporto che non sarebbe neppure dovuto arrivare in quella sede, visto che a redigerlo è stata, appunto, Petra De Sutter, ginecologa transgender che organizza nella sua clinica belga proprio la fecondazione artificiale con maternità surrogata. Inoltre, a quanto si legge sulla stampa, lo fa in collegamento con cliniche indiane, tra le peggiori per quanto riguarda lo sfruttamento delle donne bisognose e le modalità organizzative e contrattuali della pratica. Una situazione surreale, per la sua gravità: come se ad occuparsi di immigrazione fosse stato chiamato un rappresentante di scafisti.
Ci sembra almeno ingenuo invocare per questo un “nuovo vento” che verrebbe dall’Europa: abbiamo semplicemente parato un rigore deciso da un arbitro venduto, ma la partita è tutt’altro che chiusa, e l’intero sistema è sostanzialmente truccato, o comunque sfacciatamente di parte; come è possibile che la signora De Sutter sia stata proposta e accettata come relatrice, in una situazione di evidente conflitto di interessi? Come è possibile che in Europa si ponga giustamente la questione dei lobbisti, e poi si affidi un argomento così delicato nelle mani di qualcuno che ha forti interessi in campo?
Ma anche volendo considerare ottimisticamente la bocciatura del rapporto come una vittoria, la corsa verso la distruzione dell’umano è solo leggermente rallentata. Dobbiamo esserne consapevoli, se vogliamo continuare a combattere con qualche efficacia questa difficile battaglia.