L’Europa non sottovaluti il ritorno della conflittualità (etnica) nei Balcani

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L’Europa non sottovaluti il ritorno della conflittualità (etnica) nei Balcani

23 Aprile 2012

Le elezioni presidenziali in Francia e le conseguenze della crisi finanziaria in Europa, i massacri in Siria dal dittatore Bashar Al-Assad, i sanguinosi attentati in Afghanistan, le paure sul nucleare iraniano, e chi più ne ha più ne metta, dominano le prime pagine dei media internazionali da molti mesi. Quello che manca nei media, però, è un po’ d’attenzione ai problemi irrisolti dei Balcani, e ci con riferimento ai problemi etnici che escono dal buoi della politica senza progetti di integrazione nell’Unione europea.

Nonostante i rituali della politica di allargamento dell’Ue e l’uso della terminologia effimera “Balcani occidentali”, le tensioni etniche ai margini dell’Europa vengono troppo spesso ignorati. Le discussioni sulla prospettiva di adesione di circa 20 milioni di abitanti degli Stati dei Balcani (Albania, Bosnia, Kosovo, Macedonia e Serbia) vengono messi in moto di continuo, nonostante le aspettative non realistiche suscitate in questi paesi.

L’irrisolto omicidio di cinque uomini al confine tra la Macedonia e il Kosovo nel clima festoso della Pasqua ortodossa, per esempio, ha sollevato la speculazione che i criminali possono essere albanesi. Ancora oggi, la violenza etnica preoccupa molte osservatori internazionale soprattutto per il futuro della Macedonia, date le relazioni tese proprio tra la maggioranza macedone e la minoranza albanese, che costituisce circa un terzo della popolazione di 2 milioni di abitanti. Anche la questione albanese, per troppo tempo andata in sordina, sta tornando all’onore delle cronache.

E ancora: l’indipendenza del Kosovo non è ancora riconosciuta da cinque paesi dell’Ue. Ciò rappresenta un ostacolo insormontabile per l’adesione dei kosovari nelle principali istituzioni internazionali come le Nazioni Unite,l’Ue e la Nato. La cooperazione in crescendo tra il Kosovo e l’Albania può fare la differenza, naturalmente, per il futuro del Sud-Est Europa. Secondo alcuni sondaggi, un kosovaro su cinque si dichiara per l’unificazione con l’Albania. Una partizione del Kosovo settentrionale da parte della Serbia significherebbe il risveglio dell’irredentismo macedone, sentimento che alimenta sogni mai cancellati di grandi Stati etnici nei Balcani.

Ma perché queste nuove tensioni etniche si stagliano all’orizzonte? Ci sono diversi fattori che stanno re-innescando l’odio etnico. In primis, la strumentalizzazione politica. La gravissima crisi economica che sta colpendo l’area balcanica ha evidenti ripercussioni sulla tenuta sociale. In un simile contesto, è facile che uomini senza scrupoli strumentalizzino il malcontento o, peggio, lo alimentino con attentati e omicidi. I Balcani sono in clima di elezioni, a meno di due settimane in Serbia, in Grecia, e anche in Albania.

In Serbia il prossimo 6 Maggio si vota contemporaneamente alle presidenziali, alle legislative e alle municipali. Il governo di Belgrado vuole organizzare addirittura delle elezioni anche a Nord di Mitrovica, in Kosovo. Non sorprende che la tensione sia tornata a salire. Per il progressivo aumento della tensione inter-etnica nel Nord, la Kfor (la residua forza Nato in Kosovo) ha annunciato nel fine settimana un rafforzamento delle proprie truppe, con l’arrivo entro il primo Maggio di altri 550 soldati tedeschi e 130 austriaci. Una nave militare americana, la USS Gunston Hall" con 700 soldati a bordo, ha attraccato ieri nel porto di Durazzo, in Albania, anche se tutti si affrettano a dire che è solo una visita di routine di soli tre giorni.

Anche in Grecia il prossimo 6 Maggio ci saranno le elezioni e in questo clima non si può parlare della Macedonia, visto che la Grecia ritiene un’usurpazione il nome stesso della repubblica e blocca l’ingresso della Macedonia in Europa e nella Nato. I politici macedoni si trovano senza prospettive per il futuro euro-atlantico de loro paese e tornano alla vecchia politica dell’odio etnico per controllare la crescente frustrazione provocata anche dalla crisi economica. Non solo in Serbia e in Grecia, ma anche in Albania ci sono le elezioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica.