L’Europa raccontata ai bambini piace di più di quella fatta dagli adulti

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L’Europa raccontata ai bambini piace di più di quella fatta dagli adulti

18 Gennaio 2009

Come al solito, si parte dal mito: “A Tiro, sulle sponde asiatiche del Mediterraneo (oggi nel Libano), viveva una principessa il cui nome era Europa, figlia del re Agenore. Una notte fece un sogno: due terre, che avevano assunto l’aspetto di donne, si disputavano la sua persona. Una, la “terra d’Asia”, voleva tenerla presso di sé, l’altra, ‘la terra della sponda opposta’, voleva portarla via sul mare, per ordine del re degli déi, Zeus”.

Sennonché, “la principessa, svegliatasi, andò a cogliere fiori sulla riva del mare. Un toro, possente ma mansueto, emerse dalle onde e convinse la principessa a salirgli in groppa. Si innalzò poi in volo e le rivelò di essere Zeus che aveva assunto le sembianze di toro. La condusse nelle grande isola greca, Creta, si unì a lei ed essa divenne ‘madre di nobili figli’”. A sentire la leggenda, nasceva in questo modo l’Europa. Così riferisce Jacques Le Goff, tra i più noti medievalisti europei, nella nuova edizione di uno dei suoi più insoliti libri, L’Europa raccontata ai ragazzi, ora riproposta per i tipi della Laterza col più solipsistico titolo di L’Europa raccontata da Jacques Le Goff.

In poco meno di centotrenta pagine, il direttore degli studi all’Ecole des Hautes Etudes, non tratta del “meraviglioso e il quotidiano nell’Occidente medievale” (come peraltro recita uno dei suoi più fortunati saggi, anch’esso pubblicato dall’editore pugliese). O meglio: non tratta solo di questo. Lo storico francese prova infatti a tracciare un’agile radiografia del continente europeo dalle origini sino ai nostri giorni.

Nel farlo, si rivolge ai più piccini: il linguaggio si adegua, la visuale si semplifica, il racconto si fa aneddotico.  Trova così spazio l’Europa di Carlo Magno (“l’epoca carolingia è stato un fallimento, ma ha lasciato all’Europa un’eredità di grande importanza”), quella delle crociate  (“qualcuno ha scritto che le albicocche, prima sconosciute in Europa, sono state l’unica cosa buona che gli europei devono alle crociate”), quella barocca e quella contemporanea. Le Goff racconta, ma non dà mai la sensazione di rivelare. E non risparmia qui e là qualche sana puntura pedagogica: “quando si è giovani è necessario avere un grande scopo che sia un ideale e una passione. Appassionatevi alla costruzione europea, ne vale la pena. Se darete il vostro contributo alla sua realizzazione, ne sarete ripagati, anche se dovrete sostenere delle prove”. Senza dimenticare – conclude il decano della storiografia medievale – “che non si può fare niente di buono senza memoria e che la storia è fatta per offrirvi una memoria valida che attraverso il passato illuminerà il vostro presente e il vostro futuro”. 

L’Europa raccontata da Jacques Le Goff, traduzione di Fausta Cataldi Villari, Laterza, pp. 133, euro 12