L’Europa rende l’Alleanza Atlantica forte sulla carta ma debole nei fatti

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L’Europa rende l’Alleanza Atlantica forte sulla carta ma debole nei fatti

28 Aprile 2008

Nel periodo successivo alla Seconda Guerra
mondiale, gli uomini di Stato su entrambe le sponde dell’Atlantico riconobbero che
la difesa della libertà avrebbe necessitato l’impegno attivo di una nuova
generazione politica. Il risultato fu l’Alleanza Atlantica. Nei sei decenni che
seguirono, questa alleanza aiutò l’Occidente a prevalere sul comunismo
sovietico ed assicurò l’avanzata della democrazia dall’Atlantico agli Urali.

Oggi rischiamo di riposare sugli allori,
decantando nostalgicamente tutto quello che è stato fatto in passato. Ma non
c’è tempo per i ricordi. Al momento, la nostra alleanza è in pericolo su
diversi fronti. In primo luogo, è minacciata dall’idea di protezionismo che
trova sempre più largo seguito su entrambe le sponde dell’Atlantico. In secondo
luogo, si deve difendere dai terroristi che prendono di mira i civili nei
nostri paesi. Ed infine, abbiamo il problema di un’Europa che sta perdendo la fede
nei suoi valori fondanti e nelle istituzioni che fino ad oggi ci hanno
mantenuti liberi.

Questa crisi di fiducia è particolarmente evidente
dalla mancanza di determinazione che vediamo oggi in Afghanistan. Dopo
l’attacco dell’11 settembre, era chiaro che l’America ed i suoi alleati
dovevano colpire Al Qaeda per privarlo del suo riparo più sicuro. Era inoltre
palese la necessità di aiutare il popolo afgano a soppiantare il regime
talebano con un governo libero che sarebbe stato in grado di costruire un futuro
migliore. Sfortunatamente, piuttosto che riflettere tale unità di intenti,
l’ingresso della NATO in Afghanistan ha dato corpo alle sue divisioni interne.
Invece che restare uniti come compagni di pari dignità ed impegno, solo pochi
membri si sono assunti il compito di impegnarsi nella violenza dei
combattimenti. Il Segretario alla Difesa Robert Gates ha affermato che la
mancanza di una divisione equa dei costi della missione minaccia il futuro
dell’Alleanza%2C ed ha ragione. Dobbiamo guardare in faccia una dolorosa verità:
l’Europa non ha più la volontà politica né la cultura sociale necessarie a
gestire l’impegno militare per difendere se stessa ed i suoi alleati. Per
quanto l’Alleanza Atlantica sia forte sulla carta, essa resta debole nei fatti.
Tutto ciò significa peraltro che le riforme non potranno venire dall’interno.

In altre parole: un’Alleanza Atlantica
forte e capace si dovrà basare su ideali condivisi, piuttosto che sulle
contingenze geografiche. E c’è bisogno di dimostrare che siamo disposti a
difendere strenuamente questi principi, schierandoci a fianco di coloro che si
impegnano a loro difesa. L’accordo NATO per accogliere Albania e Croazia come
Stati membri è un passo nella giusta direzione, così come lo è il tentativo – anche
se più debole – di aprirsi verso Ucraina e Georgia in un futuro non lontano. Ma
c’è bisogno di fare di più. La regola vuole che più un’organizzazione si
espande, più i suoi principi divengono indefiniti e sfumati. Per la NATO oggi, è vero l’opposto:
nel mondo non mancano nazioni che condividono i nostri valori , e che sono
disposte a difenderli. Ad esempio, paesi come l’Australia, che ha inviato
propri contingenti in Iraq; Israele, che quasi sin dalla sua nascita ha lottato
contro il terrorismo islamico; e il Giappone, che generalmente segue politiche
più “occidentali” di gran parte dell’Europa. Altri non hanno ancora ottenuto il
livello di sviluppo proprio di queste nazioni; ma in molti lavorano duramente
per raggiungere tale obiettivo, e diverranno presto alleati solidi ed
affidabili. Se non altro, è compito degli Stati Uniti impegnarsi al loro fianco
nella lotta contro le forze oscure che tentano di trascinarli nel buio.

Al momento, gli Stati Uniti stanno portando
avanti un proprio esperimento, non distante dal loro territorio. La Colombia è un paese che lotta
contro la povertà, combatte contro i signori del narcotraffico e arresta i
terroristi sostenuti da governi stranieri. I cittadini soffrono un clima di
terribile violenza, e chiedono solo pace e nuove opportunità. Il loro
coraggioso ed innovativo presidente, Álvaro Uribe, sta cercando di portare la legalità
ad un popolo che non l’ha mai sperimentata. Tutto ciò che chiede il Presidente
Uribe è che gli USA ratifichino un trattato che abbiamo già negoziato con il
suo paese, il quale aprirebbe un mercato importante per le merci americane. Si
dimostrerebbe così a milioni di persone nel nostro emisfero che il segreto
della prosperità sta nella libertà e nella democrazia. E daremmo un forte
appoggio morale ad un leader che combatte per portare speranza ed opportunità
al suo popolo, in una zona importante del mondo. Tutti conoscono questa verità:
i Democratici così come i Repubblicani. Tuttavia la speaker alla Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, ha in pratica
affossato l’accordo posticipandone indefinitamente il voto. Dobbiamo dimostrare
a coloro che hanno la maggioranza al Congresso quale danno provocherebbe la
mancata implementazione di questo trattato commerciale.

In tale malaugurato caso, il segnale
recepito in Colombia sarebbe la conferma che gli Stati Uniti non sono un
alleato su cui contare. In tutta l’America Latina, il fallimento di questo
accordo commerciale lascerebbe campo aperto allo sfruttamento di furfanti come Hugo
Chávez, il quale coglierebbe l’occasione per dire al popolo del Venezuela