L’ex assessore Tedesco rifiuta di “essere salvato” dal Senato
28 Marzo 2011
Il senatore Alberto Tedesco, autosospesosi dal gruppo del Pd al Senato, ex assessore alla Sanità della Regione Puglia e indagato nell’ambito delle inchieste sulla gestione della sanità pugliese, chiederà al Senato di concedere l’autorizzazione all’arresto.
Il Senato dovrà decidere nei primi giorni di aprile se far scattare le manette, ma Tedesco ha chiesto agli organi di Palazzo Madama di non intervenire in suo favore. Lo fa per motivi di dignità e orgoglio, lo fa perché vuole che lui e la sua famiglia possano camminare a testa alta tra la gente, lo fa perché vuole dimostrare la sua innocenza. Ma ovviamente Tedesco vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
La persona nel mirino dell’ex assessore, è il presidente della Regione Puglia, Vendola, definito un “uomo senza sentimenti”, che lo ha deluso da un punto di vista sia politico che umano. Il parlamentare non risparmia neppure il sindaco di Bari, Michele Emiliano, e i compagni di partito Rosy Bindi e Francesco Boccia: "Senza aver letto una carta si sono scagliati con inaudita violenza contro di me".
Ma la polemica di Tedesco, rivolta verso Vendola, è concentrata soprattutto sulle accuse di doppiopesismo, caldeggiate anche dal centrodestra, che sono state rivolte nei giorni scorsi alla procura in merito agli esiti dell’inchiesta sulla sanità pugliese. Per la Procura di Bari è “infondata la tesi” secondo cui nelle inchieste sulla sanità pugliese che hanno portato tra l’altro alla richiesta d’arresto per il senatore Alberto Tedesco e alla richiesta di archiviazione per il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, l’ufficio “abbia agito distinguendo tra posizioni personali in relazione a fatti sostanzialmente simili”. Definisce, inoltre, “decisamente calunniosa la tesi di chi sostiene che le decisioni siano state influenzate da valutazioni extraprocessuali”.
Insomma, quello della sanità pugliese, è uno scandalo che, ne siamo certi, non giungerà ad una celere e facile conclusione. Non ci resta che attendere la prossima polemica.