“Lezioni di arabo e Islam a scuola, non è questa l’integrazione”
10 Gennaio 2019
“Bambini a lezioni di arabo la domenica in una scuola pubblica, condivido quanto affermato dall’onorevole Carlo Giovanardi: è contro il principio di integrazione, la priorità assoluta dovrebbe essere assegnata alla lingua italiana”. Ad affermarlo è la giornalista e scrittrice Souad Sbai, Presidente dell’Associazione delle Donne Marocchine in Italia e del Centro Studi “Averroè”, criticando l’iniziativa avviata presso una scuola elementare di San Felice, Modena, che riguarderà oltre 200 bambini provenienti da famiglie di origine araba e musulmana. “È un paradosso. Da anni chiediamo che nelle scuole vengano dedicate quotidianamente delle ore all’insegnamento dell’italiano per favorire l’inserimento dei bambini di seconda generazione, ma ogni nostra proposta è stata rifiutata e adesso viene autorizzato esattamente il contrario”. “La lingua italiana – prosegue Sbai, già parlamentare della Repubblica per il centro-destra – dovrebbe essere insegnata anche ai genitori, soprattutto alle donne: l’80 per cento delle donne musulmane in Italia non sa neppure decifrare le lettere dell’alfabeto e ciò serve a mantenerle in uno stato di segregazione, che ora viene estesa anche ai bambini”.
Quali sono i motivi di una simile scelta? L’obiettivo, spiega Sbai, è quello di “utilizzare l’arabo come strumento non d’integrazione ma di radicalizzazione jihadista. I gruppi estremisti come i Fratelli Musulmani si servono infatti dell’insegnamento dell’arabo per l’indottrinamento e il reclutamento di nuovi seguaci. Ecco perché i Fratelli Musulmani sono stati messi al bando in diversi paesi arabi come organizzazione terroristica, mentre il Qatar – il principale sostenitore della loro agenda islamista – è sottoposto all’isolamento politico, economico e diplomatico”. “In Italia, invece, il Qatar e i Fratelli Musulmani trovano campo libero per promuovere le loro attività di proselitismo, potendo contare sulla complicità delle forze di sinistra, che in nome di un malinteso senso di multiculturalismo stanno spingendo i bambini di seconda generazione nelle mani dell’estremismo a partire dai banchi di scuola”. L’iniziativa dell’istituto scolastico di San Felice è stata infatti applaudita da PD, 5 Stelle e CGIL. “Il caso di San Felice rischia di stabilire un pericoloso precedente ed è opportuno l’intervento del Ministro dell’Istruzione Bussetti per scongiurare un effetto domino che travolgerebbe l’intera scuola pubblica italiana, mettendola al servizio dell’estremismo”, conclude Sbai.