Li chiamano “tunnel della vita” ma sono una delle bugie di Hamas

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Li chiamano “tunnel della vita” ma sono una delle bugie di Hamas

28 Novembre 2008

Senza il lavaggio del cervello i terroristi di Hamas non andrebbero lontano. E invece non solo hanno rafforzato il loro potere nell’inferno a cielo aperto di Gaza ma guadagnano anche consenso grazie al condizionamento ideologico. Sia nel campo palestinese che tra gli osservatori internazionali – soprattutto europei – nobili di cuore quanto ciechi nell’intelletto. Questo piagnisteo è fondato sullo slittamento semantico delle parole, che perdono il loro significato originale per acquistarne un altro, in una mistificazione distintiva dei regimi totalitari.

Prendiamo i “tunnel della vita” come li ha ribattezzati Hamas. Un laborioso esercito di operai scava centinaia di gallerie sotto la frontiera tra Gaza e l’Egitto per sfuggire all’embargo israeliano. Nelle gallerie vengono trasportati cibo, medicinali, ma anche cd e dvd, benzina e ricambi per le auto, pasticche di viagra e profumi. Un contrabbando gestito e ufficializzato dai mafiosi di Hamas che non si limitano a trafficare di nascosto, vogliono farlo alla luce del sole. Per far vedere al mondo quanto sono grandi le colpe di Israele.

I portavoce dell’organizzazione terrorista hanno recentemente invitato i giornalisti occidentali in una serie di visite guidate nei sotterranei, per mostrargli come fanno i palestinesi a tirare avanti. Basta scavare un buco sottoterra e a Gaza torna la vita. Stai a vedere che cala anche la disoccupazione: Hamas ricompensa lautamente chi lavora nelle fosse e medita di offrirgli la previdenza sociale. Il governo egiziano da una parte è costretto ad accontentare gli americani, per cui, una tantum, qualche tunnel viene distrutto, lasciando gli schiavi di Hamas sepolti vivi sotto le macerie. Dall’altro il Cairo ci guadagna visto che le merci di contrabbando arrivano proprio dal Paese dei Faraoni.

La retorica che contraddistingue “l’industria dei tunnel” si nutre di immagini eroiche che ricordano gli indimenticabili topi nordvietnamiti. Un umanitarismo peloso oltre che polveroso: “La miseria, la disperazione, l’urgenza di trovare un lavoro, la famiglia da sfamare spingono tanti palestinesi di Gaza, specie i più giovani, a rischiare la vita sotto terra”, come denuncia il centro per i diritti umani “al Mezan”, citato dal quotidiano “il manifesto”.

Verrebbe da dire benvenuti i sotterranei che salvano la vita ai bambini se non fosse che il palestinismo è appunto questa visione stereotipante della crisi che ha mandato in rovina Gaza. Un rivestimento che trasforma il lessico della paura di Hamas in un vocabolario ‘amichevole’ a cui abboccano gli spiriti imbelli e ribelli di casa nostra. Per cui stracciamoci le vesti davanti ai bambini di Gaza costretti a studiare al lume di candela ma come mai le bancarelle di Rafah che sorgono sulla zona dei tunnel traboccano di televisori, radio e altri accessori elettronici che funzionano con la corrente elettrica?

Secondo il settimanale tedesco Spiegel: “Un anno dopo avere preso il potere totale nella Striscia, Hamas è diventata più forte di prima. I suoi nascondigli traboccano di armi ed il controllo sulla vita quotidiana dei palestinesi è assicurato”. Queste armi arrivano dai tunnel della vita, naturalmente, fin dall’inizio della “Intifada dei kamikaze”. Kalashnikov, munizioni, tonnellate di TNT, l’esplosivo necessario ad armare i missili artigianali che verranno sparati nella parte meridionale di Israele. Hamas usa i tunnel per ostacolare l’avanzata dei blindati israeliani, per trafugare i militari nemici sequestrati, ma anche per colpire l’ANP.

Come mai Hamas accetta di buon grado che 1/3 delle attività commerciali della Striscia sia generato dal contrabbando? Semplicemente perché l’obiettivo dei terroristi è lucrare ed armarsi, mica fare solidarietà. Questo dettaglio sfugge ai simpatizzanti della causa palestinese. Tanto la colpa è dell’embargo israeliano, che non è uno scherzo, ma non è neppure frutto di un ingiustificabile sadismo contro il popolo palestinese. Se mai è un modo per difendersi dai terroristi che riescono a farsi santi a buon mercato. I beati costruttori dei tunnel della morte.