Libano, il processo Hariri riparte da zero per soddisfare Damasco

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Libano, il processo Hariri riparte da zero per soddisfare Damasco

30 Aprile 2009

Sono tutti liberi i quattro generali libanesi arrestati nel 2005 perché sospettati di essere coinvolti nell’attentato che costò la vita all’ex premier Rafiq Hariri ed ad altre 22 persone. L’annuncio, avvenuto ieri in diretta televisiva, è stato fatto dal giudice Daniel Fransen, del Tribunale Speciale per il Libano, che ha spiegato come non vi fossero “sufficienti prove” per continuare a detenere  i quattro generali.

Jamil Sayyed, Capo della Sicurezza Generale, Ali Hajj, Capo della Polizia, Raymond Azar, Capo dei Servizi Segreti Militari e Mustafa Hamdan, Capo della Guardia Presidenziale sono stati dunque rimessi in libertà, mentre a quattro anni di distanza il processo per la morte di Hariri riparte praticamente da zero, nonostante le indagini degli investigatori inviati dall’ONU avessero fatto emergere un chiaro coinvolgimento dei servizi segreti di Damasco con l’appoggio dei (numerosi) elementi filo siriani ai massimi vertici dei servizi di sicurezza e della polizia libanesi.

La notizia è stata accolta con feste e fuochi di artificio in diverse parti del paese, soprattutto quelle controllate dalla milizia sciita di Hezbollah, che infatti tramite il parlamentare Hassan Fadlallah, recatosi a casa del Gen. Sayyed, ha dichiarato “Questo è un giorno di festa per il Libano ed un triste giorno per la credibilità del sistema giudiziario del nostro paese” ed ha definito la detenzione dei quattro generali “arbitraria” e dettata da ragioni “politiche”.

Anche Saad Hariri, figlio dell’ex premier, e leader del “Fronte 14 Marzo” principale antagonista di Hezbollah alle prossime elezioni di giugno, ha commentato la notizia dicendo che ogni decisione del tribunale è “benvenuta” e dimostra l’indipendenza politica del tribunale stesso. “Chiedo a tutti i libanesi di essere solidali con la Corte” ha poi concluso, sapendo che la notizia non è stata accolta con favore dai suoi sostenitori. Ed in effetti è purtroppo molto forte il sospetto che quella del tribunale sia una decisione dettata più che altro da pressioni politiche, che seguono le numerose aperture di credito in Europa ed in America, nei confronti della Siria e del suo presidente, Beshir al Assad.

La scelta del tribunale dell’Aia, infatti, non solo rafforza politicamente Hezbollah in vista delle prossime elezioni politiche, che potrebbero segnare una svolta nel paese dei cedri regalando la vittoria proprio alla formazione terroristica sciita filo iraniana e filo siriana, ma consente anche di allentare la presa sulla Siria che ha sempre dichiarato la propria estraneità nell’assassinio dell’ex premier libanese.

E’ ormai un po’ di tempo che il regime di Damasco gode di importanti aperture da parte dell’Occidente: prima la Francia, che invitò Assad a Parigi per le celebrazioni del 14 luglio (e che impressione vedere il presidente siriano accanto a Sarkozy mentre sfilavano le forze armate sui Champs Helisées), poi gli Stati Uniti, che hanno recentemente riaperto le relazioni diplomatiche inviando a Damasco due importanti emissari Jeffrey Feltman, vice segretario di Stato ad interim per il Medio Oriente, e Daniel Shapiro, membro del Consiglio per la Sicurezza nazionale, hanno fatto importanti aperture di credito nei confronti di al Assad, nella speranza di sottrarre la Siria all’abbraccio mortale degli Ayatollah iraniani. Ma fino ad oggi i risultati di questa politica sono stati assolutamente nulli.

Non solo Damasco non si è minimamente allontanata da Teheran, ma ha proseguito i finti colloqui (con la mediazione della Turchia) con Israele senza dimostrare mai una vera volontà di arrivare ad un accordo. Se a questo si aggiunge l’allarme dell’AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, che negli ultimi due rapporti , ed in particolare in quello di febbraio 2009, ha confermato come Damasco stava perseguendo un suo programma nucleare, ovviamente segreto (gli ispettori dell’AIEA hanno trovato nel sito di El Kibar, bombardato da aerei israeliani nel settembre 2007, tracce di materiale radioattivo), allora non si può non rilevare come tutte le aperture fatte non solo non abbiano portato alcun risultato concreto, ma abbiano indebolito i partiti filoccidentali e rafforzato i regimi che da decenni soffocano il medio oriente.