Libertà su cauzione. I marò Latorre e Girone trasferiti in hotel a Kochi
04 Giugno 2012
Hanno festeggiato il loro 2 Giugno finalmente in libertà, seppure sotto cauzione. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno ottenuto il trasferimento dalla Borstal House di Kochi, l’ex-penitenziario minorile dove i due erano ospitati, a un hotel situato sull’isola di Willingdon.
Il trasferimento è avvenuto dopo la decisione dell’Alta Corte di Kochi di concedere a Latorre e Girone la libertà su cauzione, fissata a 20 milioni di rupie (circa 290mila euro). Cauzione che è stata pagata da due indiani, Jyothy Kumar e Raj Mohan. “Mi hanno chiesto di intervenire nella vicenda dei due marò e ho detto sì. Sono molto contento di averlo fatto”, le parole di Kumar.
Gli obblighi derivanti dalla libertà sotto cauzione prevedono che Latorre e Girone non possano allontanarsi per più di 10 chilometri dall’hotel, e che si rechino quotidianamente a firmare un registro delle presenze presso una stazione di polizia in zona.
Il premier Mario Monti ha dichiarato in un nota ufficiale “la viva soddisfazione del governo e mia personale per la liberazione, avvenuta oggi su cauzione, dei nostri marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti da oltre tre mesi nel Kerala (India) a seguito di un incidente avvenuto in acque internazionali”.
Non è ancora finita, però: “La conclusione finale che vogliamo, per la quale abbiamo lavorato fin dal primo giorno con determinazione nei confronti delle autorità indiane di ogni livello, è il ritorno in Italia dei nostri militari”, è ciò che afferma Monti.
I due fucilieri della Marina militare italiana sono ora in attesa dell’apertura del processo vero e proprio, prevista per il 18 Giugno. Al processo, dovranno far fronte alle accuse di omicidio volontario, tentato omicidio, concorso in omicidio e danneggiamenti, in seguito alla morte di due pescatori indiani, avvenuta il 15 Febbraio scorso durante un’operazione antipirateria.
L’uscita dal carcere ha anche permesso ai due militari di tornare in borghese dopo 105 giorni, nel clima più informale dell’hotel Trident. Nonostante la possibilità di ricevere visite, i due marò non hanno ancora lasciato dichiarazioni ufficiali ai giornali: vige la prudenza, nell’attesa del processo.
L’unica eccezione è stata la lettera scritta da Massimiliano Latorre, indirizzata e letta al Tg5 del gruppo Mediaset. Una lettera toccante, che rivela come “la più grande preoccupazione” per Latorre “è stata fin dal principio rivolta ai miei figli”.
Il militare italiano ritiene che “nonostante tutto, la nostra situazione è stata trattata con il giusto rispetto della legge”, e afferma che non c’è mai stato il timore delle “conseguenze scatenate dal dolore e dalla rabbia” da parte dei familiari delle vittime. “E oggi, ancor più, sappiamo che con loro possiamo dialogare”, è l’opinione di Latorre.
La missiva termina esprimendo la gratitudine per tutto il supporto ricevuto dall’Italia e dagli italiani, e la propria solidarietà sulla difficile situazione dei terremotati in Emilia: “Penso che noi italiani nelle situazioni di difficoltà riusciamo a trovare la forza di esaltare la nostra capacità di condivisione e di ripresa. Siamo forti perché restiamo uniti, perché il dolore di uno fa parte di tutti”.
Durante la parata del 2 Giugno scorso la stessa che un pezzo della sinistra voleva sospendere per ragioni prettamente ideologiche facendosi scudo con i tragici eventi sismici emiliano – l’applauso più forte si è avuto quando i nomi di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono stati scanditi dall’annunciatore, al passaggio del contingente della Marina militare. Un gesto evidente di rispetto, di tutti, che va oltre ogni polemica politica.