Libia, chiesto riscatto per italiani rapiti. “Pagate o li diamo ad Al Qaeda”
12 Ottobre 2016
di Redazione
I due italiani sequestrati in Libia insieme ad un cittadino canadese il 19 settembre scorso sarebbero nelle mani di un gruppo guidato da un algerino legato ad Al Qaeda nel Maghreb islamico che avrebbe chiesto un riscatto di 4 milioni di euro. Lo riferisce il sito web “Middle East Eye” in base a informazioni ottenute dai servizi segreti algerini.
Bruno Cacace, 56 anni, e Danilo Calonego, 68, erano stati rapiti insieme ad un collega canadese nei pressi di Ghat, nel sud della Libia. Tutti e tre lavoravano per la società italiana Contratti Internazionali Costruzioni all’aeroporto di Ghat. Le fonti consultate da “Middle East Eye” sostengono che, sebbene nella zona sia molto attiva l’organizzazione di al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), i sequestratori avrebbero agito per proprio conto.
“Il gruppo dei rapitori – aggiungono le fonti – è formato da libici e algerini ed è guidato da un uomo algerino. Il suo nome è Abdellah Belakahal“. Le fonti dei servizi segreti algerini aggiungono che il gruppo di Belakahal avrebbe minacciato di consegnare gli ostaggi ad Aqmi o ad una cellula dello Stato islamico se il riscatto non viene pagato.
Le formazioni armate attive nella zona in cui sono stati rapiti i tecnici italiani in realtà sono molteplici. Ci sono i guerriglieri di Aqmi, ma anche quelli del gruppo Matibat al Mourabitoune, fondato dal famigerato terrorista algerino Mokhtar Belmokhtar. A est di Ghat, nell’area di Ubari, sono attivi invece i gruppi armati della popolazione Tebu. Nella zona ci sono anche le milizie dei nomadi del deserto, i Tuareg.
Quanto allo Stato islamico (Is), in rete circolano teorie non confermate sulla presenza di jihadisti in fuga da Sirte, la loro roccaforte sotto attacco da parte delle milizie di Misurata, alleate del governo di Tripoli. Ma secondo il giornalista algerino Otmane Lahiani, rapito e liberato lo scorso 22 agosto in Libia, “non vi e’ alcuna presenza di Daesh” (acronimo arabo per Stato islamico) nell’area dove sono scomparsi gli italiani.
Nei giorni scorsi il colonnello Ahmed al Mismari, portavoce delle Forze armate libiche legate al feldmaresciallo Khalifa Haftar, aveva detto che “i due italiani rapiti nel sud-ovest della Libia sono stati sequestrati da una banda criminale e dietro c’e’ l’impronta di al Qaeda”. Una squadra di investigatori italiani è stata inviata a Ghat, nella regione del Fezzan, per indagare sul rapimento.
Secondo quanto riferiscono fonti della sicurezza locale citate dal sito informativo libico “al Wasat”, gli investigatori italiani sarebbero “rimasti sorpresi per la scarsa importanza data autorità libiche al caso del sequestro dei tre stranieri” che lavoravano all’aeroporto locale.