Libia: ergastolo per le infermiere bulgare

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Libia: ergastolo per le infermiere bulgare

18 Luglio 2007

Il
Consiglio superiore delle istanze giudiziarie di Tripoli ha deciso di commutare
in ergastolo, scontabile in Bulgaria, la condanna a morte sentenziata dalla
magistratura ordinaria alle cinque infermiere bulgare e al dottore di origine
palestinese.

I sei sono stati accusati di avere infettato volontariamente con il virus dell´Aids
438 bambini ricoverati nell’ospedale di Bengasi, 56 dei quali nel frattempo
sono morti.

A
rendere possibile la revisione della pena è stata la decisione delle famiglie
dei bambini di rinunciare alla condanna a morte in cambio di un risarcimento di
un milione di dollari a testa, prassi prevista dalla legge islamica di cui il
Consiglio, organo direttamente sottoposto al controllo del ministero della
Giustizia, è autorizzato a tenere conto. La firma delle famiglie era attesa per
lunedì ma è arrivata solo nel tardo pomeriggio di ieri a causa di una serie di
imprevisti: prima, infatti, si dovevano trovare i soldi per il pagamento del
“diya”, il compenso del sangue; quindi, raccontano i negoziatori, le
famiglie hanno voluto contare minuziosamente i soldi incassati. Soldi che
saranno restituiti a Tripoli sotto forma di annullamento del debito da alcuni
ex paesi comunisti che in passato hanno avuto intensi rapporti commerciali con
la Libia: la stessa Bulgaria ma anche Croazia, Slovacchia e Repubblica Ceca.
L´accordo dovrebbe soddisfare tutte le parti anche se per gli esperti
internazionali il personale medico europeo è innocente o, al massimo,
imputabile di negligenza visto che il virus dell´Hiv era già presente nella
struttura ospedaliera prima del loro arrivo. Non a caso i sei si sono sempre
dichiarati innocenti e hanno accusato i libici di averli torturati per estorcere
loro una confessione.