Libia. Frattini-Maroni: “L’Italia sta mediando con Tripoli su profughi eritrei”
06 Luglio 2010
di redazione
"In queste ore è in corso una delicata mediazione sotto la nostra egida, mediazione che stiamo finalizzando, per poter arrivare all’identificazione dei cittadini eritrei" e "poter loro offrire un’occupazione, nella stessa Libia, contro il rischio e la paura del rimpatrio". Lo scrivono i ministri degli Esteri Franco Frattini e dell’Interno Roberto Maroni, in una lettera inviata al quotidiano il Foglio sulla vicenda dei circa 250 eritrei che si trovano in un centro di detenzione nel sud del deserto libico.
"Abbiamo scelto una strada diversa da quella della pubblicità – spiegano i ministri – perché siamo convinti che non ci aiuterebbe. Sappiamo bene che è una lotta contro il tempo". La mediazione italiana, spiegano ancora Frattini e Maroni, vede "in prima fila le Ong italiane". L’obiettivo è quello di identificare i rifugiati eritrei "i quali, è bene saperlo – sottolineano – timorosi di farsi identificare rendono impossibile la definizione del loro status" e offrirgli poi "un’occupazione in Libia".
"L’Italia – proseguono i ministri- non si è mai sottratta ad un’attività di sensibilizzazione delle autorità libiche, verso le quali noi abbiamo scelto, nello spirito di una sincera amicizia, di condurre un’azione discreta e positiva anche in nome e per conto dell’Europa: come due distinte, ben note ed importanti vicende legate alla soluzione della crisi Libia-Svizzera hanno recentemente saputo dimostrare". "Ma il destino e la sorte di questi cittadini eritrei – si legge ancora – non può essere risolto dalla sola nostra e pur privilegiata relazione bilaterale".
Secondo i due ministri – che nella letta rispondono ad un articolo apparso sul Foglio, dal titolo ‘Appello realista a Frattini e Maroni, ok governo, ma la morte per fame dei profughi è anche affar nostro’ – "in questa partita si misura ancora una volta tutta la fragilità europea e la prospettiva ‘del nord’ – preoccupante e sconsiderata – che continua a considerare il Mediterraneo e la sua sponda sud come un ‘mondo a parte’".
Frattini e Maroni sottolineano quindi la necessità di "un’azione internazionale capace di coinvolgere l’Onu, le sue agenzie e le altre organizzazioni internazionali". Ma anche di un "atteggiamento rispettoso della sovranità libica", attaccando il centrosinistra per "il rischio che gli inviti pressanti, e a volte polemici, della nostra opposizione parlamentare rivelino una prospettiva ‘neocoloniale’ politicamente molto scorretta e assai controproducente dal punto di vista del risultato".