Libia, Gheddafi non si arrende ma è sempre più alle strette
25 Marzo 2011
La NATO assumerà il comando di tutte le operazioni militari in Libia, non solo per quanto riguarda la no-fly zone, ma anche per tutte le azioni militari contro gli obiettivi di terra, necessarie per garantire il rispetto della risoluzione numero 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Secondo il portavoce dell’Alleanza Atlantica, Oana Lungescu, la missione è stata pianificata per tre mesi che potranno essere ulteriormente prolungati o abbreviati a seconda delle necessità. Parigi ha così ceduto sulla questione del comando unico nella missione in Libia e tra oggi e domenica mattina, il Comitato militare della NATO ultimerà la pianificazione della missione denominata Odyssey Dawn. Domenica sera il Consiglio Atlantico metterà l’ultimo timbro per il controllo delle operazioni militari. Martedì si riunirà a Londra il gruppo di contatto sulla Libia, dove la Francia e la Gran Bretagna presenteranno “una soluzione politica e diplomatica alla crisi”, come ha dichiarato Sarkozy. Questi sviluppi sembrano aver soddisfatto anche l’imam libico Wanis al-Mabruk al-Fisay che rivolgendosi alle migliaia di persone riunitesi nella piazza del tribunale di Bengasi dopo la preghiera del venerdì ha affermato: “La NATO sta difendendo le nostre donne e i nostri bambini in un intervento che non è una guerra cristiana contro l’Islam”.
Intanto, stando all’emittente araba Al Jazeera, un funzionario dell’intelligence statunitense avrebbe parlato di una proposta avanzata da Gheddafi, il quale sarebbe propenso ad accettare un cessate il fuoco in cambio di una propria uscita sicura dal conflitto libico. D’altro canto, Gheddafi si è detto disposto anche ad attuare la road map proposta dall’Unione Africana (UA) per mettere fine alle ostilità in Libia. L’UA aveva chiesto la fine immediata delle ostilità e una soluzione negoziale della crisi, attraverso l’avvio di un dialogo tra le parti in causa quale presupposto di un "periodo di transizione" verso la democrazia. Allo stesso tempo, però, stando alla tv di stato libica, il colonnello avrebbe promosso tutti i componenti delle sue forze armate, di quelle di sicurezza e della polizia, nonostante non sia stato ancora chiarito come funzionerà la promozione di massa e se comporterà aumenti di stipendio.
La propaganda e la doppiezza del rais non sono servite a fermare i ribelli del Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi, incontrato questa settimana dal ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. I ribelli, intanto, hanno ripreso Ajdabiya distante centosaessanta chilometri da Bengasi che era stata riconquistata una settimana fa dai governativi. I ribelli sostengono di aver riconquistato anche Brega, strategico porto petrolifero. Ajdabiya è stata ripresa dopo una notte di combattimenti, con il sostegno degli aerei della coalizione mentre a ovest i lealisti assediano Misurata (bombardata dagli aerei dell’ Allenza), con l’esercito del rais che controlla gli ingressi della città e i cecchini che sparano dai tetti: il bilancio dei morti sarebbe salito a centoquindici mentre aerei della coalizione bombardano le posizioni del regime.
I ribelli sono stati senza dubbio agevolati dai sedici missili tomahawk e dalle centocinquantatre sortite aeree della coalition of the willings, che ha come obiettivi principali da colpire l’artiglieria, le forze di terra e le strutture di comando e controllo dei partigiani del regime libico. Il risultato, secondo il Pentagono, è che la capacità di comando di Gheddafi in Libia si è molto indebolita, così come la capacità di sostegno alle sue truppe sul terreno.