Limitare il monopolio sul gas per far ripartire le imprese
19 Gennaio 2009
In questa crisi mondiale l’Italia paga lo scotto dei suoi ritardi. Riforme e liberalizzazioni non hanno mai trovato terreno fertile in questo paese perché, in alcuni casi, il peso delle lobby ha prevalso sul buon senso. Ci sono state poi stagioni che si sono aperte con proclami sulla modernizzazione e sulla competitività, che hanno però svelato in breve tempo la loro natura propagandistica.
Nella precedente legislatura, il Governo in carica si è posto il problema della libera concorrenza, ma ha pensato di risolverlo con misure marginali, sotto certi aspetti spettacolari. Non si è tenuto conto di un presupposto irrinunciabile, ovvero che una politica di liberalizzazione deve avere un respiro strategico, anche per non rischiare di risultare iniqua e discriminatoria. Deve intervenire, inoltre, in settori specifici per elevare la capacità di competere, come indicato dall’Autorità garante del mercato e della concorrenza: energia, servizi ferroviari, servizi ambientali, gestione dei rifiuti, servizi bancari e finanziari. Questi sono gli snodi su cui intervenire per rilanciare un sistema che, altrimenti, resta bloccato e per liberare risorse utili alle imprese e ai cittadini.
La politica di liberalizzazioni del Governo Prodi non ha prodotto risultati apprezzabili, ma non per la mancanza del tempo necessario, ma per quella della necessaria efficacia.
Ora la crisi che ci sta aggredendo ci trova più deboli rispetto ad altri paesi a causa di un debito pubblico che limita le possibilità di intervento e di un sistema paese arretrato, che appesantisce la capacità competitiva delle nostre aziende. E’ una debolezza che non si rifletterà sulle misure adottate oggi per fronteggiare la crisi, ma sulla ripresa, perché avremo un debito ancora più pesante e un sistema obsoleto.
Mettere mano in questo momento a liberalizzazioni e riforme è più faticoso che in passato, perché la priorità è fronteggiare le emergenze. Ma si possono sin da ora adottare misure che possono aprire la strada verso future, indispensabili trasformazioni. In queste ore, al Senato, si discute il ddl che stabilisce le disposizioni in materia di energia, per lo sviluppo delle imprese. Un punto cruciale della discussione, sarà senza dubbio la proroga del tetto antitrust sulle importazioni di gas, per la quale ho presentato un apposito emendamento. Ci sono tanti interessi in gioco, molti dei quali apparentemente contrastati.
Spiego perché “apparentemente”. Limitare il regime di monopolio attualmente vigente in Italia, non è solo una richiesta dell’Antitrust e dell’Autority per l’energia, ma è una esigenza di tutto il sistema manifatturiero che dipende fortemente dall’utilizzo di questa fonte energetica. Il gas per molte aziende italiane è a tutti gli effetti una materia prima, che ha una elevata incidenza sui costi di produzione: il calo dei prezzi del petrolio non ha avuto ancora pari riscontro sui costi e questa è la conseguenza di un sistema troppo rigido. La proroga del tetto sulle importazioni, permette di poter contare su prezzi più vantaggiosi e di promuovere l’attuazione di un regime di concorrenza da cui tutti possono trarre benefici. Anche chi, fino ad oggi, ha operato in regime di monopolio. Il libero mercato lascia infatti libertà di consolidamento, quando quest’ultimo si determina per evoluzione naturale e quindi sulla base della capacità competitiva delle imprese. La forzatura imposta dal monopolio, porta inevitabilmente ad una situazione di sofferenza, con ripercussioni negative per tutti e, nel lungo periodo, anche per lo stesso monopolista.
L’approvazione dell’emendamento non sarebbe che un primo passo verso un sistema libero e la misura da sola non risolve tutti i problemi del mercato del gas, ma è comunque una misura importante e coraggiosa, oltre che a costo zero per lo stato. Tutti elementi che mi spingono ad essere fiducioso che la mia richiesta non resterà inascoltata.
* Francesco Casoli è un senatore (PdL) e imprenditore italiano