L’immigrazione nei Paesi ricchi è molto meglio del microcredito in quelli poveri
01 Luglio 2009
di Kerry Howley
Dici di essere un tassista del Bangladesh che lotta per sopravvivere col suo salario quotidiano a Dhaka. Un paio di organizzazioni non governative ti hanno offerto aiuto, ma puoi scegliere solamente una forma d’assistenza: l’accesso al microcredito oppure l’opportunità di lavorare negli Stati Uniti. Qual è la scelta migliore? Secondo una recente analisi del "Centro per Sviluppo Globale", i prestiti di microcredito ti toglierebbero dalle tasche un extra di settecento dollari nel corso di una vita. Lavorando negli Stati Uniti, è probabile che guadagni lo stesso ammontare in un mese.
Niente che i Paesi ricchi possano inviare a quelli poveri – nessun prestito, nessun manuale per il lavoro, nessuna campagna per un salario equo – aumenterà il reddito dell’operaio medio tanto quanto lasciarlo lavorare in un Paese ricco. Trasportato da Haiti o dalla Nigeria negli Stati Uniti o nel Canada, un operaio poco qualificato si accorgerà immediatamente di aver aumentato del 700 per cento il valore della retribuzione nel suo paese d’origine.
Una differenza di stipendio di questa grandezza ha fatto sostenere ad alcuni economisti, in particolare a Lant Pritchett di Harvard, un piccolo ma potenzialmente rivoluzionario spostamento nella natura della operazione economica: un programma globale dell’"ospite-operaio", che parta dai paesi ricchi nell’interesse di quelli poveri. Ogni paese ricco distribuirebbe abbastanza visti da aumentare la relativa forza-lavoro del tre per cento e i visti sarebbero provvisori, permettendo che i benefici siano ripartiti largamente fra le onde successive dei lavoratori stranieri.
In considerazione del fatto che il controllo alle frontiere soffoca con forza la cooperazione potenzialmente favorevole, persino una modesta diminuzione delle limitazioni contro l’immigrazione produrrebbe profitti enormi. Nel 2005, la Banca Mondiale ha valutato che un programma del tre per cento potrebbe rendere annualmente un incremento di trecento miliardi di dollari per i cittadini dei paesi in via di sviluppo. Un aumento di centottanta miliardi di dollari rispetto a quanto i principali stati membri dell’organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico hanno stanziato, l’anno scorso, in aiuto dei paesi più poveri. Così, mentre quest’ultimo è un trasferimento che lascia i paesi ricchi un po’ più poveri, un programma globale dell’ospite-operaio lascerebbe i paesi dell’OCSE un po’ più ricchi.
Evidentemente, l’attuale momento di panico prodotto dalla recessione non è politicamente quello più conveniente per tirar fuori il programma di Pritchett per la giustizia economica globale. Ma queste scioccanti differenze salariali saranno sempre le stesse sino a quando i paesi ricchi non se la sentiranno di cambiare. Pritchett dice di possedere il modello di come certe idee verso il cambiamento vengano percepite col passare del tempo, e funziona in questo modo: “è pazzesco. Pazzesco. Pazzesco… era ovvio!”.
Tratto da The Atlantic Review
Traduzione di Angelo Petrelli