L’impasse (bipartisan) della politica campana

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L’impasse (bipartisan) della politica campana

31 Gennaio 2012

La situazione politica in Campania vive una fase di stallo. All’indomani della votazione su Cosentino e delle sue dimissioni irrevocabili da coordinatore regionale, ora si attende che il nuovo commissario straordinario Francesco Nitto Palma cominci a mettere ordine all’interno del Pdl campano. Il segretario del Pdl Angelino Alfano, da parte sua, assicura che "anche in Campania i congressi locali si svolgeranno entro il prossimo mese di marzo". Ma la situazione sembra ancora lontana dall’essere risolta in tempi brevi e nasconde un conflitto più ampio tra le diverse componenti che puntano a strutturare e radicare il Pdl a livello locale.

In particolare, assume significativo rilievo la posizione assunta dal governatore Caldoro. Teorico del necessario ricambio generazionale, l’esponente socialista, attraverso una esposizione mediatica senza precedenti con comparsate televisive ed interviste sui principali quotidiani, ha tenuto a sottolineare la volontà di giocare un ruolo da protagonista nella delicata gestione della fase post-Cosentino.

La vicenda del dossier redatto contro di lui in occasione della campagna elettorale delle regionali è tornato di attualità, in conseguenza della chiusura delle indagini da parte degli inquirenti e l’avvio della fase processuale, riaprendo in tal modo una ferita mai rimarginata tra le forze di governo regionale. Dalla sua, il presidente della Regione incassa un aumento del gradimento da parte dei suoi concittadini secondo l’indagine Governance Poll condotta da IPR Marketing per il 2011, piazzandosi al quarto posto tra i governatori più amati e conquistando ben sei punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione. Una carta da giocarsi sul piano nazionale per scompaginare i piani di quanti invocano una transizione nella continuità della passata gestione. In un siffatto quadro, l’attività politico-amministrativa ha conosciuto un’inevitabile fase di calma e la ventilata ipotesi di un rimpasto nella squadra di governo regionale è stata rinviata all’indomani della fase congressuale e delle decisioni assunte dal coordinatore nazionale.

Anche nel campo del centrosinistra, la situazione appare cristallizzata. Luigi De Magistris ha vissuto il primo significativo periodo di crisi della sua breve esperienza amministrativa. Il defenestramento del giovane manager dell’Asia, Raphael Rossi, giunto in Campania come l’uomo della provvidenza per la risoluzione del problema rifiuti, ha avuto forti strascichi soprattutto nel campo dei sostenitori della prima ora della sbandierata rivoluzione arancione. Dapprima Roberto Saviano, poi il Fatto quotidiano, hanno attaccato fortemente il sindaco per la mancanza di chiarezza sulle ragioni di questo abbandono, generato, a quanto pare, dal rifiuto da parte di Rossi di assecondare le richieste di assunzioni clientelari avanzate da alcuni partiti (Rifondazione Comunista e Idv) che sostengono la giunta dell’ex magistrato. A questa vicenda, si è aggiunto il clamoroso e fragoroso abbandono da parte del cantautore Roberto Vecchioni della carica di Presidente del Forum delle Culture, seguito a mesi di polemiche sul suo compenso e l’annunciato impegno a titolo gratuito. De Magistris ha liquidato la vicenda con un comunicato nel quale ha affermato che il compito richiedeva «competenze manageriali ed organizzative, oltre che artistico-culturali, per le quali Vecchioni si ritiene meno incline». Una giustificazione alquanto paradossale. Al momento in cui gli è stata avanzata tale proposta, all’autore di Samarcanda non era stato spiegato quale sarebbe stato il suo compito? Ed allo stesso tempo, per quali ragioni era stato chiamato a presiedere un tale organismo? Risposte che rimarranno inevase. La conseguenza inevitabile è che si è generata una paralisi di oltre sei mesi sull’attività del Comitato Scientifico e sui lavori in itinere per un avvenimento la cui realizzazione è sempre più vicina (il 2013).

In un tale contesto, si inserisce anche la vicenda della Coppa America, per la quale si è innescato un braccio di ferro tra il sindaco ed i movimenti ambientalisti che ne hanno sostenuto l’elezione. L’organizzazione stenta a decollare e a quattro mesi dal primo evento previsto, le soluzioni avanzate dall’amministrazione hanno conosciuto soltanto bocciature dagli organi preposti, tra cui quella dla Soprintendenza dei beni architettonici. Le cronache odierne raccontano di un sindaco che sta facendo pressione per ottenere dal governo il riconoscimento di grande evento, per assumere la carica di commissario ad hoc ed aggirare alcuni vincoli che le procedure attuali prevedono.

Paradossale, nel quadro delineato, la posizione del Partito Democratico. Escluso da ogni responsabilità di governo, il partito di Bersani continua ad arrovellarsi in autoreferenziali dibattiti interni. Chiamato a breve a scegliere il nuovo coordinatore provinciale che dovrà subentrare al commissario Andrea Orlando, il PD vive l’ambiguità del rapporto con l’amministrazione cittadina. Parte della dirigenza, affetta dalla sindrome di Stoccolma, auspica la possibilità di un sostegno alla giunta arancione, nei confronti della quale è stata scelta la linea di un’opposizione morbida al punto che è stata ventilata la possibilità di un appoggio esterno in caso di un rimpasto che portasse alla realizzazione di una squadra “tecnica”. Una soluzione alla siciliana, in altri termini. Tutto ciò, mentre De Magistris sta lavorando sul territorio per testare alle prossime amministrative il proprio progetto politico, dove si prefigura un replay di quanto accaduto alle elezioni di Napoli. Le voci si rincorrono e l’eventualità che liste civiche che si richiamino al progetto “Napoli è Tua” possano presentarsi nei comuni chiamati al voto in alternativa al Pd, appare significativamente concreta. Nel popoloso comune di San Giorgio a Cremano, ad esempio, la questione è all’ordine del giorno e risulta quasi certa l’ipotesi che possa consumarsi lo strappo all’interno del centrosinistra.

Il voto amministrativo assume un valore di particolare importanza anche per il centrodestra, all’indomani della caduta del governo Berlusconi e della gestione post-Cosentino. Sono chiamati alle urne comuni di media grandezza, come Pozzuoli, Sant’Antimo e Torre del Greco nella provincia di Napoli ed Aversa, nella provincia di Caserta. Un primo test per verificare quali frutti possa portare il paventato ricambio generazionale e la tenuta dell’alleanza con le forze del Terzo Polo, alleate al governo della Regione e di tutti gli enti sovra-comunali a guida centrodestra. Un esito imprevisto potrebbe far saltare l’apparente fase di staticità e gli equilibri fin qui consolidati in entrambi gli schieramenti.