L’impegno di Fratelli d’Italia sul ddl Cirinnà? In Parlamento non si è visto nessuno
01 Maggio 2016
Sul Tempo, insieme a un’intervista a tutta pagina a Giorgia Meloni, ieri è apparso un articolo intitolato “La rete del Family Day pronta ad appoggiare la leader di Fratelli d’Italia”. Nel pezzo si ammette che “non esiste nessun candidato ufficiale del Family Day”, ma si aggiunge che “l’impegno della leader di FdI contro il ddl Cirinnà non è passato inosservato”, dunque il popolo del Circo Massimo si presterebbe unanime a dare il suo voto alla Meloni.
Ma di quale impegno si sta parlando? Nella battaglia parlamentare contro le unioni civili i rappresentanti di FdI sono i grandi scomparsi. Semplicemente non pervenuti. Certo, al Senato non ci sono, ma alla Camera sì. Eppure, nella difficile trincea della Commissione Giustizia, dove un piccolo gruppo di deputati di diversa appartenenza è stato capace di fare squadra, conducendo fino all’ultimo una strenua resistenza, non si è visto nessuno. Non la Meloni, impegnata evidentemente in questioni più grandi, non La Russa, i cui emendamenti sarebbero decaduti se il gruppetto che abbiamo citato non li avesse fatti propri; e nemmeno si è visto Rampelli, o altri.
I protagonisti di quella silenziosa battaglia di verità e testimonianza, che non è stata ripresa da nessun giornale, sono stati soprattutto Molteni (Lega), Roccella (Idea), Gigli (per l’Italia), Palmieri (Forza Italia), Pagano (Ncd), più qualcun altro, intervenuto in maniera più episodica.
Gianluigi Gigli, che è anche presidente del Movimento per la Vita, commenta così: “L’appoggio alla Meloni da parte di alcune associazioni pro-family, giustificata, a quanto si legge, dall’opposizione di Fratelli d’Italia al ddl sulle unioni civili appare ridicolo. Solo per amore di verità basta ricordare che i resoconti parlamentari evidenziano con chiarezza che in commissione giustizia alla camera non è stata rilevata alcuna partecipazione di Fratelli d’Italia, mentre una serrata opposizione è stata portata avanti da una piccola pattuglia di deputati, non solo di opposizione, ma della stessa maggioranza che sostiene il governo”. Gigli si riferisce a se stesso e a Pagano, entrambi ancora nella maggioraranza.
A Eugenia Roccella chiediamo invece se l’assenza di FdI è giustificabile con la motivazione della scarsità di deputati: “E’ ovvio che un gruppo parlamentare numeroso può condurre le proprie battaglie con più facilità, ma anche in pochi si può essere efficaci. Penso a Giovanardi e Quagliariello che al Senato hanno scatenato l’inferno. Alla Camera noi di Idea siamo solo tre, e nessuno fa parte della Commissione Giustizia, ma ho chiesto la sostituzione e sono stata lì fino alla fine. Forse se ci fosse stato qualcuno di FdI saremmo persino riusciti a far tornare la legge al Senato, visto che un emendamento dei 5stelle non è passato per un voto, in un momento in cui qualcuno del Pd era assente”.
Ma forse il punto decisivo è il fatto che la battaglia in commissione è stata ignorata dai media, che si sono concentrati sul senato, dove il voto era più incerto. C’è chi agita le bandiere in piazza, ma non è disposto a condurre lotte poco redditizie, prive di visibilità. E’ la politica, bellezza, direbbe qualcuno. O meglio: è la caccia al voto.