L’impero Murdoch traballa. Dopo la Brooks cadono due teste di Scotland Yard

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L’impero Murdoch traballa. Dopo la Brooks cadono due teste di Scotland Yard

18 Luglio 2011

Quello che leggiamo ininterrottamente dal 6 luglio scorso sui quotidiani di mezzo mondo sembra essere il remake di Quarto Potere. Lo scandalo intercettazioni illegali in Gran Bretagna sta facendo letteralmente cadere a pezzi l’‘impero di carta’ NewsCorp e sta via via lasciando in mutande il suo imperatore, Rupert Murdoch, che dopo aver gridato al mondo “We are sorry”, somiglia sempre più al Charles Foster Kane wellesiano, destinato a rimanere solo alla guida di una nave destinata ad affondare.

Dopo essere stato costretto a scrivere la parola fine all’avventura della gallinella dalle uovo d’oro dell’informazione News of the World, dopo aver rinunciato all’acquisto del 100% di BSkyB, dopo aver accettato le dimissioni di Les Hinton, suo compagno di viaggio da 52 anni, dopo aver visto esplodere la rabbia di sua figlia Elisabeth contro di lui e il fratello James, in queste ore il tycoon australiano inizia a veder rotolare le teste di chi quell’impero aveva contribuito a sostentarlo.

Ieri è stata la volta di Rebekah Brooks – decimo fermo nell’ambito di questa inchiesta –, ex direttore del tabloid The Sun ed ex (dallo scorso venerdì) Ad di News International, che è stata arrestata e poi rilasciata su cauzione. Una donna che Murdoch da sempre considera la sua quinta figlia, tanto che la scorsa settimana, quando si è saputo che non sarebbe stata sacrificata dal magnate dell’informazione perché “faceva parte della famiglia” molti avevano storto il naso. Rebekah, i cui riccioli rossi sono diventati il simbolo dello scandalo e della crisi che ha travolto il gruppo e che domani si presenterà davanti alla Commissione dei Comuni, mette in tasca una buonuscita da 3,5 milioni di sterline – cosa che ha mandato su tutte le furie la famiglia di Milly Dowler, la 13enne assassinata nel 2002 che fu intercettata da News of the World quando la Brooks ne era direttrice.

Qualche ora dopo le manette scattate per la rossa senza scrupoli, sono arrivate, in maniera del tutto inaspettata, le dimissioni del numero uno di Scotland Yard – una delle istituzioni britanniche per eccellenza –, Sir Paul Stephenson, accusato di aver accettato un lungo soggiorno in un centro benessere di lusso a Champneys, nell’Hertfordshire. Una vacanza che, secondo la stessa Scotland Yard, sarebbe costata 12.000 sterline (13.600 euro). Il tutto, rivela il Guardian, offerto dalla società proprietaria della struttura di cui Neil Wallis, ex vicedirettore del News of the World (arrestato nei giorni scorsi) e assunto da Stephenson come consulente della Metropolitan Police, curava le pubbliche relazioni. Secondo una fonte della polizia, la ragione per cui Stephenson fece entrare Wallis come consulente a Scotland Yard era che “avrebbe permesso di arrivare a Downing Street”. L’ex capo della polizia britannica si dichiara una persona “integra” e dice di non essere mai stato a conoscenza delle prime indagini sullo scandalo delle intercettazioni. Sorge però il dubbio di come sia stato possibile che proprio lui, il grande capo della leggendaria Scotland Yard dal 2009, non abbia mai lontanamente pensato fosse pericoloso intrattenere rapporti con un personaggio tanto discusso come Wallis “the Wolfman”…

Il coinvolgimento della polizia britannica nella vicenda diventa sempre più profondo dato che, notizia di oggi, il numero due di Scotland Yard, John Yates, ha seguito a ruota il suo superiore nelle dimissioni perché legato, anche lui, alla controversa figura di Wallis.

Come se non bastasse anche il figlio di Rupert, James, rischia di finire seriamente nei guai. Murdoch Junior, infatti, sarebbe indagato da Scotland Yard per aver tentato di coprire le dimensioni “su scala industriale” del phonehacking scandal. La polizia londinese sta cercando di capire perché una serie di email, alcune risalenti al 2006, siano state messe a disposizione degli inquirenti soltanto a gennaio, fatto che ha dato il via alle attuali indagini.

E mentre lo tzunami dello scandalo sta portando a galla altri nomi di very important victims delle intercettazioni – Jude Law e il suo segretario Ben Jackson, David Beckham, l’ex Beatle Paul McCartney spiato dal detective Glen Mulcaire al tempo del divorzio dalla seconda moglie Heather Mills – la NewsCorp in queste ore già traballa per il colpo che la giustizia americana potrebbe infliggergli. La holding, infatti, rischia l’incriminazione in America se si dovesse provare che ha violato le leggi statunitensi sulla corruzione. Si realizzerebbe così l’incubo che agita il sonno del tycoon australiano da quando lo scandalo è iniziato, visto che gli Stati Uniti sono il centro nevralgico del suo colosso con il Dow Jones/Wall Street Journal, con la rete Fox, con la casa cinematografica Twentieth Century Fox e il tabloid New York Post.

L’inghippo made in Usa per Murdoch sta nel Foreign Corrupt Practices Act del 1977 e nei suoi successivi emendamenti che considerano illegale per persone fisiche o giuridiche “effettuare pagamenti a funzionari o dipendenti di governi stranieri per ottenere in cambio assistenza o agevolazioni d’affari, un’offerta, una promessa, una remunerazione, una autorizzazione di pagamento in danaro in cose di valore a uno dipendente statale straniero per ottenere nello svolgimento delle sue mansioni legali un vantaggio improprio in affari”. Se, quindi, i giornalisti del gruppo hanno pagato gli agenti della Metropolitan Police per ottenere coperture e informazioni, siamo a tutti gli effetti di fronte a un caso di corruzione che rientra nella normativa Fcpa. E se questa dovesse essere applicabile e applicata, potrebbe diventare il problema principale per Murdoch perché, a quel punto, l’affaire, nella traversata oltreoceano farebbe definitivamente affondare il magnate e quel che resta del suo ‘impero di carta’. A meno che, come ipotizzano gli esperti, il Paperon de’ Paperoni dell’informazione non decida di salire su una scialuppa di salvataggio (disfacendosi di parti rilevanti di NewsCorp).

La spy story, senza esclusione di colpi, continua…