“L’India è sotto attacco ma la democrazia reggerà”

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“L’India è sotto attacco ma la democrazia reggerà”

28 Novembre 2008

L’ambasciatore Roberto Toscano è arrivato in India da poco ma i fatti di questi giorni a Mumbai non lo trovano impreparato, primo perché è un diplomatico di lungo corso – viene da 5 anni spesi in Iran  – secondo perché appartiene a quella schiatta (in via di estinzione) di ambasciatori-analisti che hanno fatto la buona fama della diplomazia italiana. Toscano ha studiato e scritto molto sul fenomeno del terrorismo islamico e oggi in India gli torna utile per capire quello che accade: “Guadiamo innanzitutto alla dinamica dei fatti, quello di Mumbai non è stato un attentato, piuttosto si è trattato di un’operazione di guerriglia con finalità terroristiche. L’India ne ha visti di attentati, bombe nei mercati, auto che esplodono, ma qui siamo su un altro livello”. Toscano è nel suo ufficio di New Delhi  mentre parla al telefono con l’Occidentale e si scosta dall’analisi per dar voce al sollievo di un ambasciatore che ha visto molti connazionali in pericolo: “La Tv indiana ha dato molto risalto alla liberazione della mamma con la figlia che erano rimaste bloccate in albergo senza cibo né latte: ho appena visto le immagini, sembrava stessere bene, ora sono ospiti del nostro console generale a Mumbai”. “Gli italiani sono stati tratti quasi tutti in salvo, ci risultano ancora due ostaggi nell’Hotel Oberoi dove sembra ci siano ancora terroristi. Mentre all’Hotel Trident – spiega ancora Toscano – è stato fatto un blitz che ha rapidamente sbaragliato gli assalitori, nell’Hotel Oberoi, le forze di sicurezza indiane stanno procedendo con più fatica, piano per piano, stanza per stanza…”.

Toscano valuta con prudenza le informazioni che gli arrivano dalla tv indiana: “Dicono che il commando fosse composto da 20 terroristi, a me sembrano sinceramente pochi: consideri che si è trattato di un attacco quasi contemporaneo su dieci bersagli diversi, prima con granate e sventagliate di mitra – dove purtroppo è morto anche un italiano – e poi con la sistematica occupazione degli alberghi e dei luoghi turistici. Sempre in tv – racconta Toscano – è stato intervistato Ratan Tata che è il proprietario di uno degli hotel assaliti, il Taji, e lui ha detto che il commando doveva conoscere a menadito l’albergo per potersi muovere con tanta efficacia. C’è stata dunque una lunga e meticolosa preparazione…”

Qui rispunta l’analisi: “Si è trattato di un’operazione molto insolita per l’India: in genere qui il terrorismo ha un carattere interno, etnico: musulmani contro indù, indù contro cristiani come nell’Orissa…questa volta invece l’obiettivo era chiaro: stranieri e in particolare anglo-americani, tanto è vero che molti italiani sono stati lasciati andare sin dall’inizio”. “E’ chiaro, prosegue l’ambasciatore, che l’obiettivo non era questo o quell’albergo o un particolare gruppo di persone, ma si cercava una eco internazionale forte: bisognerà andare a fondo alle radici politiche ed economiche di questi fatti per poterli capire meglio”. Messa in questo modo non può non venire alla mente il ruolo del Pakistan. Qui l’ambasciatore si rimette la feluca: “Si pensa sempre al Pakistan in questi casi, per l’India è un problema molto serio. Ma attenzione agli automatismi: io credo che sarà molto importante seguire il dibattito politico dei prossimi giorni, capire il rapporto con i prossimi appuntamenti elettorali”. E magari tenere presente la voglia di mezzo mondo di “testare” Obama e la nuova politica estera americana.

Il fattore del radicalismo islamico è stato spesso chiamato in causa per gli attacchi a Mumbai, Toscano ne è preoccupato: “Questo è un paese con 120 milioni di musulmani che finora hanno vissuto in pace come normali cittadini: certo a guardarsi intorno il panorama non è incoraggiante, pensate alle Filippine, all’Indonesia, dove fenomeni di radicalismo sono in espansione. Purtroppo siamo tutti uniti in un unico mondo a rischio”.

Pensare che fino a qualche mese fa l’India era stata chiamata d’esempio anche per la Cina, per testimoniare la possibilità di far crescere la democrazia anche in un paese con più di un miliardo di abitanti, ora sembra che quel modello stia andando in pezzi. “Non sono così pessimista – dice Toscano – le radici democratiche dell’India sono profonde, arrivano a Gandhi, alla presenza degli inglesi, al modo in cui è arrivata all’indipendenza. Un paese plurale come questo non credo abbia alternative rispetto ad un sistema democratico-federalista e neppure fatti terribile come quelli di oggi possono farlo tornare in dietro”.