L’indignato speciale nel Paese cristiano e occidentale
20 Dicembre 2015
Seguiamo ammirati i republicones in un reportage da Pontoglio, il Comune che ha avuto l’ardire di rivendicare la propria appartenenza alla cultura cristiana e occidentale fin dalla segnaletica che accoglie i nuovi venuti in Paese.
Colpisce il leggero tono di scherno che pervade tutto l’articolo, questo addentrarsi un po’ preoccupati nell’Italia profonda, la provincia più rinchiusa in se stessa, dove da un momento all’altro potrebbero saltar fuori indigeni ignari di cosa sia l’integrazione al giorno d’oggi.
Sommo è lo stupore del cronista quando scopre che il Comune non è guidato dalla Lega Nord, ma l’indignazione ha il sopravvento su qualsiasi esitazione, soprattutto quando si tratta di descrivere, con l’immancabile contrappunto ironico, il sindaco di centrodestra del Paese impegnato a difendere “le caratteristiche storiche” del borgo.
Ma ad un certo punto bisogna rilevare come a Pontoglio circa il 17% dei quasi settemila abitanti sia straniero, albanesi, marocchini, romeni, indiani, tutti in regola, tutti con i documenti, gente che lavora e vive tranquillamente con le sua famiglia. E’ mai possibile che non abbiano ancora fatto il quarantotto alla vista dell’odioso cartello?
Non si viene sfiorati dal dubbio che ormai gli stranieri nel nostro Paese hanno capito di aver solo da perdere dall’immigrazione incontrollata e dall’esplosione della bolla multikulti? Non sarà che a qualcuno tra questi immigrati interessa capire realmente storia e cultura del posto in cui vivono? A Rimini i migranti anche musulmani hanno fatto il presepe, tanto per essere chiari.
Mentre entravamo guardinghi a Pontoglio leggendo il reportage, ci saremmo aspettati una colonia di piccoli Trump, bandiere lepeniste al vento, ogni sorta di benefit per lo straniero stracciati come si promette di fare tra Danimarca e Gran Bretagna (è notizia di ieri il welfare in cambio di soldi per i rifugiati, proposto dalla prospera Danimarca, per non dire delle proposte di Cameron alla Ue).
Invece quando finisci di leggere lasciando Pontoglio alle spalle, si ha come la sensazione che quel cartello non sia solo giusto ma sacrosanto. Un invito anche poco bonario a rispettare civiltà e tradizioni locali. Un po’ più di quanto non facciano abitualmente gli italiani.