L’iniziativa nucleare siriana è una minaccia strategica
21 Giugno 2008
di Farid Ghadry
L’ultima rivelazione dell’intelligence americana sul tentativo della Siria di costruire un reattore nucleare con l’aiuto della Corea del Nord e sotto il naso dell’Agenzia per l’Energia Atomica dimostra che quella siriana è una minaccia di natura strategica.
Alcuni funzionari dell’intelligence hanno recentemente informato i politici americani, riunitisi a Capitol Hill, della volontà della Siria di sviluppare un programma nucleare fuorilegge in combutta con la Corea del Nord. Questo dovrebbe rendere chiaro il fatto che un cambio di regime e lo sviluppo di una cultura democratica siano più importanti che mai per dissuadere dai loro intenti questi nemici della sicurezza mondiale.
Il regime siriano, a lungo complice in numerosi atti a sostegno del terrorismo in Iraq e nel resto del Medio Oriente, si è spinto troppo in là, specialmente dopo la scoperta degli sforzi che Damasco ha compiuto per costruire una bomba atomica con il supporto dei nord-coreani.
Le minacce diplomatiche e le suppliche tanto gradite agli USA, all’Unione Europea e a diversi alleati arabi, non sono servite a scoraggiare il regime siriano, che da lungo tempo percorre i binari di una politica ostile alla sicurezza occidentale. Le rivelazioni dell’intelligence, mostrate ai funzionari americani, segnalavano inoltre la presenza di un reattore nucleare già costruito sulle sponde del fiume Eufrate, nel cuore del deserto siriano.
Il programma nucleare siriano era in cantiere già dalla fine degli anni ’90. Tra quelle che abbiamo visto la foto più scottante di tutte ritraeva il capo della commissione nucleare siriana insieme al direttore nord-coreano della centrale nucleare di Yongbyon. Un documento sul nucleare siriano, presentato dall’intelligence USA, evidenza come le relazioni tra Damasco e la Corea del Nord fossero profonde ed elastiche. I funzionari dell’organizzazione nucleare nord coreana si sono più volte recati in Siria segretamente nel 2007, mentre il governo di Assad ha fatto enormi sacrifici per tenere nascosta questa attività agli occhi del mondo. Il documento è stato esplicito: gli sforzi nucleari della Siria e le regole di cooperazione con i tecnici nord coreani non indicavano alcuna "intenzione pacifica".
Due dittature, nonostante l’enorme distanza che le separa, sono riuscite a instaurare una relazione simbiotica. I diversi approcci di tipo pragmatico che la diplomazia occidentale ha tentato nei confronti dei regimi di Pyongyang e Damasco, hanno portato pochi risultati concreti, se non nessuno.
Inoltre il regime siriano, sotto la guida di Bashar al Assad, ha rafforzato il suo ruolo di seminatore di zizzania, caos e terrorismo nel Medio Oriente. Gli interessi vitali dell’America e della democrazia in Iraq e in Medio Oriente sono minacciati dalle astute strategie del regime di Assad che, da un lato, hanno favorito le mire egemoniche iraniane e, dall’altro, hanno aiutato i gruppi estremisti sunniti legati ad Al Qaeda. Il ruolo che la Siria ha svolto e tuttora svolge nel coadiuvare il terrorismo è scivolato dietro le quinte della coscienza pubblica, soprattutto dopo l’attacco israeliano contro il reattore nucleare, il 6 settembre del 2007. Il regime di Assad, però, non pare ancora sazio anche dopo aver causato la morte di combattenti americani uomini e donne. Al contrario, la sua concezione delle armi nucleari è la dimostrazione concreta della minacciosità di Damasco.
Quanti sostengono che l’accondiscendenza della Siria meriterebbe i dovuti sconti al tavolo delle trattative, ora dovrebbe spiegare come lo sviluppo di un programma nucleare segreto con l’aiuto dei coreani può rientrare in una logica di distensione e trattative. Detto in modo esplicito, il regime siriano rimane implacabile e votato al rifiuto di un ordine mondiale pacifico.
Una manovra seria da parte degli USA volta a risolvere questo problema è attesa da molto tempo. Mentre l’Iran deve affrontare continui rimbrotti sulla pubblica piazza a causa delle sue macchinazioni in Iraq, sembra che Assad e la sua cerchia di amici godano di una certa libertà d’azione.
I siriani stanno seguendo uno schema molto familiare, un modo di agire ideato da Saddam Hussein. Come i documenti rinvenuti negli archivi segreti del regime hanno dimostrato, Hussein ha inventato una complessa politica estera che si reggeva sul terrore e sulla minaccia del terrore come strumenti di governo principali. Gli appelli per un dialogo basato su interessi comuni con l’Occidente erano solamente un mero esercizio retorico, fatto d’inganni e falsità.
Il caso di oggi in Siria non è molto diverso. La minaccia siriana, infatti, rappresenta la tempesta perfetta, composta dal peggiore mix di minacce terroristiche che si possa immaginare.
Noi, insieme ad un gran numero di stati arabi, abbiamo provato a trattare senza però riuscire ad ottenere alcun risultato concreto. È necessario un nuovo approccio politico con cui si riconosca che il programma di libertà e sicurezza americana in Medio Oriente non può più essere ignorato.
© New York Sun
Traduzione Nicola Gori
Farid Ghadry è il presidente del Partito Riformatore Siriano.