L’insediamento di D’Arrigo e la brutta figura del governo

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

L’insediamento di D’Arrigo e la brutta figura del governo

18 Giugno 2007

Sarà stata un’innata vocazione all’autolesionismo, o forse un preoccupante caso di sdoppiamento della personalità, a suggerire a Tommaso Padoa-Schioppa l’infelice uscita con cui ha motivato la rimozione su due piedi del generale Roberto Speciale dal vertice della Guardia di Finanza. Presenziando all’insediamento del nuovo comandante delle Fiamme gialle, Cosimo D’Arrigo, il ministro dell’Economia se l’è presa con la “inusitata asprezza dei toni” che avrebbe “indotto il governo a decidere un cambiamento di linea e di responsabilità nel comando del Corpo”.

Asprezza dei toni, cambiamento di linea. E’ la stessa persona che dal pulpito di Palazzo Madama ha tacciato il generale Speciale d’ogni genere di nefandezza? E’ lo stesso TPS che di fronte ad un intero ramo del Parlamento della Repubblica ha accusato il comandante della Guardia di Finanza d’aver “tenuto un comportamento inqualificabile”, d’aver “mostrato una gestione personalistica del Corpo con gravi manchevolezze di trasparenza e di comunicazione al punto tale che le Fiamme gialle sono arrivate a diventare un corpo separato”? E’ lo stesso ministro che s’è spinto fino a parlare di “opacità” e di “scarsa lealtà” per un altissimo ufficiale che lo stesso governo pensava di dirottare alla Corte dei Conti, laddove cioè viene giudicata la gestione del denaro pubblico?

Toni pacati, non c’è dubbio. Degni d’un alto esponente delle Istituzioni che si reca nella sede in cui è rappresentato il popolo sovrano a parlare di un ufficiale che fino ad ora il governo non aveva mai messo pubblicamente in dubbio. Accenti che rendono assai poco credibile la parte in commedia che Padoa-Schioppa ha scelto di recitare nel giorno del passaggio del testimone, al quale il comandante uscente ha deciso di non partecipare affatto, a differenza di Vincenzo Visco. Già, proprio così. Chi si aspettava che il numero due del ministero dell’Economia avrebbe tenuto fede alla remissione delle deleghe in materia di Guardia di Finanza, e se ne sarebbe rimasto a casa o in ufficio nel giorno dell’insediamento di Cosimo D’Arrigo, è servito. Il viceministro, alle cui pressioni per il trasferimento della linea di comando milanese delle Fiamme gialle si devono le frizioni che hanno portato alla decapitazione del Corpo militare, s’è presentato alla cerimonia come se nulla fosse. E per un momento è riuscito nel miracolo di ricompattare in una sola voce tutta l’opposizione, che nei giorni scorsi s’era divisa nel tormentone “Quirinale sì, Quirinale no”.

L’unica lezione di stile, in questa giornata in cui il governo ha dato l’ennesima dimostrazione della sua condotta assai poco commendevole, l’ha data il neocomandante D’Arrigo. “Saluto il generale Roberto Speciale, verso il quale esprimo sentimenti di profonda stima”, ha detto riferendosi al predecessore. Un gesto d’indubbio valore, ma che potrebbe costargli caro, nel caso in cui a via XX settembre decidessero di prenderlo come un’insubordinazione.