L’intercettazione democratica

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L’intercettazione democratica

15 Gennaio 2006

E’ davvero difficile riconoscere Marco Pannella, le sue idee e
la sua storia politica in alcuni, cruciali passaggi della sua
ultima intervista al Corriere della Sera.

Il colloquio era dedicato a registrare la delusione del leader
radicale per la bocciatura dell’amnistia da parte della Camera dei
Deputati. Ma nella conclusione Pannella allarga il tiro e rievoca
un tema noto e che viene solitamente racchiuso nella definizione
“caso Italia”, per intendere il sostanziale deficit di democrazia e
di informazione che i radicali attribuiscono al paese e che
denunciano anche in sede europea.

Secondo Pannella, però, quest’anno la situazione sarebbe
migliorata per un motivo che ci appare francamente incredibile: le
intercettazioni telefoniche. Dice infatti Pannella: “Quest’anno con
la pubblicazione delle intercettazioni, non solo su bancopoli,
è riuscita una piccola rivoluzione laica: ora milioni di
persone conoscono realtà altrimenti riservate alle lotte
mafiose del Palazzo”, per concludere in modo ancora più
sconcertante che così “è cresciuto il tasso di potenziale
democratizzazione del regime”.

Forse non abbiamo capito bene, ma ci pare che Pannella sostenga
che l’indiscriminata, arbitraria e pilotata pubblicazione di
intercettazioni di vario genere sui giornali italiani, a sfregio
delle persone coinvolte per colpa o per caso nelle stesse, risulta
in un salutare aumento del tasso di democrazia del paese. Dunque,
se continuiamo a capire bene, i magistrati e i giornalisti ad essi
collegati che distribuiscono le sceneggiature telefoniche alla
stampa sono eroi della democrazia, mentre il Parlamento e in genere
le istituzioni non sono altro che un “Palazzo mafioso”.

Difficile credere che un politico come Pannella, cresciuto alla%0D
scuola liberale e garantista dei Calamandrei e dei Pannunzio,