L’Iran diventa l’unico protagonista di Durban 2. Complice l’Onu

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L’Iran diventa l’unico protagonista di Durban 2. Complice l’Onu

L’Iran diventa l’unico protagonista di Durban 2. Complice l’Onu

19 Aprile 2009

Durban 2 inizia sottotono. Fino a ieri sera l’Onu non era ancora in grado di fornire la lista precisa dei partecipanti. Ahmadinejad sarà il solo capo di stato presente, insieme al premier namibiano a una trentina di altri ministri. Un pezzo importante del mondo occidentale, Stati Uniti, Canada, Australia, Italia, Olanda, da ultima anche la Germania, ha deciso di non partecipare, rigettando la bozza preparatoria della Conferenza. Altri Paesi come Gran Bretagna e la Repubblica Ceca saranno a Ginevra con delegazioni ridotte. La Francia invece ha accettato l’invito. Ci sarà anche un osservatore del Vaticano.

Il presidente Obama ha fatto sapere che gli Usa vogliono incoraggiare le attività delle Nazioni Unite, comprese quelle della Commissione per i Diritti Umani, ma non parteciperanno a Durban 2 che ripropone l’antagonismo del 2001 contro Israele.

Protagonista assoluto della Conferenza contro il razzismo è il presidente iraniano Ahmadinejad che prenderà la parola all’assemblea dell’Onu dopo aver definito l’Olocausto “un mito”. Ieri Ahmadinejad è arrivato a Ginevra dove si è intrattenuto con il presidente della Confederazione elvetica Merz, parlando di economia e della giornalista americana sequestrata a Teheran. Prima di partire aveva dichiarato che “Israele è lo stato portabandiera del razzismo”.

Le Nazioni Unite hanno fatto prendere la parola a un negazionista proprio il giorno in cui gli ebrei ricordano la Shoa. “La partecipazione di Ahamdinejad, che invoca giorno e notte la distruzione di Israele, dimostra gli obiettivi della Conferenza e il suo carattere,” ha commentato il ministro degli esteri israeliano Lieberman. Per il vice ministro degli esteri Ayalon, il colloquio tra Ahamdinejad e il suo omologo svizzero è stato “miserabile”.

Negli ultimi giorni la bozza finale della Conferenza è stata sfoltita dalla diplomazia onusiana che ne ha emendato i capoversi anti-israeliani. E’ stato anche limato il capitolo sulla “diffamazione delle religioni” accogliendo (in parte) la richiesta occidentale di non limitare il diritto alla libertà di espressione. Il documento si limiterà a condannare chi attacca “gli individui in base alla loro religione o credo religioso” che, secondo il ministro degli esteri olandese, è un modo per subordinare i diritti dell’uomo al potere dei religiosi.

Il segretario generale dell’Onu, Ban ki-Moon, lo scorso marzo aveva definito “Fitna” – il polemico e controverso film di Geert Wilders – “un’offesa all’Islam”. La censura di Wilders viene dopo la risoluzione Onu del 28 marzo 2008, quando il Consiglio per i Diritti Umani  votò una risoluzione in cui si invitava a prendere provvedimenti contro chi esprime “commenti negativi sull’Islam”, che si tratti di media o singoli individui. La Risoluzione era stata presentata da Pakistan ed Egitto, due stati che non brillano nel rispetto dei diritti umani e che discriminano le loro minoranze religiose.

Oggi le Nazioni Unite appaiono come il mastino del mondo arabo e musulmano, capaci solo di stigmatizzare ogni atto “anti-islamico” in giro per il mondo (del ’75 la Risoluzione che definì il Sionismo “una forma di razzismo”). L’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, la sudafricana Navy Pillay, si dice profondamente delusa dal comportamento dei Paesi occidentali. Human Rights Watch ha implorato fino all’ultimo l’Occidente di non disertare il tavolo sulla lotta alla xenofobia. Il boicottaggio occidentale di Durban 2 è un segno che le Nazioni Unite vanno in qualche modo riformate prima di restare in quattro gatti, ufficialmente rappresentate dal presidente Ahmadinejad.