L’Iran lancia un altro missile e intanto chiede all’Europa di riaprire il dialogo

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L’Iran lancia un altro missile e intanto chiede all’Europa di riaprire il dialogo

02 Gennaio 2012

Oggi la Repubblica Islamica dell’Iran ha lanciato un secondo missile a lunga gittata nell’ambito delle manovre militari iniziate da Teheran la scorsa settimana. La prova di forza inasprisce il braccio di ferro ingaggiato dai mullah con Washington, dopo la minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz se gli Usa proseguiranno nella loro politica di sanzioni verso l’Iran.

Ma i tamburi di guerra nello Stretto rischiano di essere il canto del cigno del regime di Ahmadinejad: è vero che controllare lo Stretto vuol dire influenzare una grande fetta dell’esportazione mondiale di greggio, ma resta il fatto che Teheran è anche un importatore di benzina ed energia, in un momento critico per l’economia del Paese, mentre crescono disoccupazione e inflazione.

Il lancio dei missili, insomma, si lega al prezzo del petrolio: i test missilistici sono un modo per creare tensione e far salire il costo del barile. Se davvero i mullah ordinassero di chiudere lo Stretto, gli Usa hanno già pronte due portaerei e una temibile forza navale da muovere contro la Repubblica Islamica. Ahmadinejad questo lo sa e probabilmente, temendo la concorrenza dell’Iraq tra i Paesi esportatori, potrebbe ritenere più conveniente agire in Iraq, foraggiando la guerriglia ed attacchi contro il sistema petrolifero iracheno.

La prova del nove delle manovre diversive iraniane sta nel tentativo portato avanti dalla diplomazia di Teheran per riaprire i talks sul nucleare con la comunità europea, nel momento in cui Bruxelles si sta decidendo a inasprire le sanzioni economiche contro il regime, sulla scia di quanto già fatto dagli Usa: così, mentre Ahmadinejad benedice il lancio dei missili, minacciando gli americani di chiudere Hormuz, i suoi ambasciatori chiedono udienza alle potenze europee, seguendo un copione ben rodato dal governo iraniano, nel tentativo di dividere l’Occidente e rimandare l’irreparabile.

Intanto, il portavoce del ministero degli esteri francese condanna il lancio del secondo missile, "un segnale molto brutto indirizzato alla comunità internazionale".