L’Iran prosegue la sua corsa al nucleare

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L’Iran prosegue la sua corsa al nucleare

16 Aprile 2007

Il Middle East Media Research Institute (Memri) ha pubblicato ieri un rapporto sui recenti sviluppi del programma nucleare iraniano, riportando dichiarazioni di esponenti politici e stralci di articoli giornalistici.

L’attenzione è ovviamente riservata al recente annuncio del presidente Ahmadinejad di aver iniziato l’arricchimento dell’uranio su scala industriale. Il 9 aprile, in occasione del giorno nazionale dell’energia nucleare, festeggiamenti e manifestazioni hanno interessato tutto l’Iran. La data era stata dichiarata festa nazionale dal presidente già l’anno scorso, quando aveva messo al corrente dell’inizio del processo di arricchimento con l’uso di 164 centrifughe. E, quest’anno, come a voler sottolineare un appuntamento irrinunciabile, Ahmadinejad ha voluto di nuovo sfidare l’Occidente annunciando la capacità iraniana di arricchire uranio su scala industriale.

In visita all’impianto di Natanz, dove si svolgeva il raduno principale della giornata, il presidente ha dichiarato, “con orgoglio”, che “il nostro caro paese è entrato nel club dei paesi capaci di arricchire combustibile nucleare su scala industriale”. Subito dopo, il principale negoziatore per il nucleare, Ali Lariani, ha precisato: “Stiamo avanzando velocemente verso le 54.000  centrifughe”. L’Iran ha “iniziato ad iniettare gas di uranio in 3.000 centrifughe ai fini dell’arricchimento”.

Le notizie di cui, finora, disponeva l’Agenzia atomica dell’Onu parlavano di 328 centrifughe funzionanti; l’essere giunti a 3.000 centrifughe significa aver compiuto numerosi passi in avanti nel processo di arricchimento dell’uranio. Le 3.000 centrifughe, anche se non sono le circa 50000 utili a produrre una testata nucleare, sono sicuramente fondamentali ad ottenere la tecnologia che permetterà di conseguire l’obiettivo finale. Gholam Reza Aghazadeh, direttore dell’Iranian Atomic Energy Organization, ha dichiarato: “Il programma dell’Iran non è di installare e far funzionare soltanto 3.000 centrifughe, ma 50000. Abbiamo progettato ed investito per [l’installazione di] 50.000 centrifughe… Poiché entriamo nella fase industriale, l’installazione delle centrifughe sarà effettuata su una base continua, fino all’obiettivo”.

Ma quel che ancora di più preoccupa, è la valenza politica dell’annuncio. Ahmadinejad, a pochi giorni dalla risoluzione 1747 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha rinnovato e inasprito le sanzioni, ha voluto rilanciare il guanto di sfida. Avere 3.000 centrifughe non significa saperle far funzionare praticamente. Ma il presidente iraniano ha tentato, in questo modo, di realizzare due obiettivi fondamentali. Da una parte, ha riconfermato al mondo la sua determinazione a mantenere il piede ben saldo sull’acceleratore nucleare, nonostante la pressione internazionale e le sanzioni delle Nazioni Unite. Dall’altra, ha provato a ridurre e contenere le critiche e le tensioni interne, che hanno seguito l’adozione di tali sanzioni.

La reazione della comunità internazionale non ha tardato a farsi sentire. Ma mentre l’Agenzia atomica dell’Onu evitava di pronunciarsi, il Dipartimento di Stato americano ha deciso di rivolgersi direttamente a quei leader moderati iraniani “che si rendono conto dell’equilibrio fra costi e benefici dell’arricchimento dell’uranio e ritengono che non giovi al popolo iraniano continuare a perseguire l’attuale corso degli eventi”. A rispondere è stato ancora una volta il “ragionevole” Ali Lariani, il quale ha affermato di essere pronto, “con il ciclo del combustibile nucleare completo”, ad avviare negoziati con l’Occidente per porre fine alla controversia, minacciando un possibile “abbandono del Trattato contro la proliferazione nucleare se continueranno le pressioni internazionali ”.