L’Irlanda dice sì alle nozze gay tra intimidazioni e prepotenza

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L’Irlanda dice sì alle nozze gay tra intimidazioni e prepotenza

24 Maggio 2015

Il referendum irlandese sul matrimonio omosessuale si è svolto in un clima di violenta intimidazione nei confronti di chi si dichiarava contrario alle nozze gay, un clima che non ha precedenti nella storia del dopoguerra del nostro continente, ed è questo il dato più inquietante che emerge dalle votazioni di ieri.

Per capirlo è sufficiente leggere su Tempi e sul Foglio quanto ha raccontato John Waters, il capofila della campagna referendaria per il no, ex editorialista del quotidiano irlandese Irish Times. Un fatto su tutti: Waters ha dovuto rinunciare alle (poche) donazioni alla sua associazione First Families First perché i donatori chiedevano che i loro nomi restassero rigorosamente anonimi; questo però avrebbe reso poco trasparenti i finanziamenti e avrebbe alimentato accuse e polemiche. Del resto negli Usa l’ad di Mozilla, Brendan Eich, per aver donato 1000 dollari nel 2008 al comitato referendario per il no al matrimonio gay in California, è stato costretto, come è noto, alle dimissioni.

Per i pochi che hanno avuto il  coraggio di  intervenire pubblicamente, la vita è stata difficile. Il confronto è stato impari: da un lato tutti i partiti, i media e i testimonial famosi e di peso (dal cantante Bono alla Rowling, la scrittrice che ha inventato Harry Potter). Dall’altra, solo alcuni comitati di cittadini. Il problema, però, non sta tanto nei numeri in campo, quanto piuttosto nella violenza del clima generale; chi ha fatto campagna per il no è stato costantemente accusato di omofobia per l’opposizione stessa al matrimonio omosessuale, ed è stato osteggiato con aggressività nelle iniziative pubbliche: da lanci di uova a intimidazioni per chi ospitava le conferenze. Gli stessi sondaggisti, pur prevedendo la vittoria del si, dichiaravano di non essere in grado di prevederne i margini perché i contrari alle nozze gay evitavano di esporsi e dire la propria opinione.

E’ ormai la libertà di parola a essere in pericolo, in Europa: ne abbiamo avuto assaggi negli episodi di intolleranza nei confronti dei manifestanti e dei simboli della Manif pour tous, il movimento francese che si oppone ai matrimoni omosessuali, così come nei confronti delle Sentinelle italiane, quando si incontrano nelle piazze per la più inoffensiva delle proteste: leggere un libro in silenzio.

Ha fatto scuola in Italia, e non solo, il “trattamento Barilla ”, con cui l’imprenditore è stato perfettamente “rieducato” e riallineato al pensiero unico LGBT. Non si tratta più del semplice ossequio al politicamente corretto, cioè all’uso di un linguaggio imposto e controllato dall’ideologia dominante, ma di una vera e propria impossibilità a esprimere pubblicamente le proprie idee su certi temi, sui quali non è consentito manifestare opinioni e giudizi diversi da quelli vincenti. Ma un giudizio, se non è pubblico, semplicemente non esiste. La stessa Chiesa irlandese ha subito questo clima, anche perché fiaccata dagli scandali sulla pedofilia, e per questo non si è impegnata a fondo nella battaglia, se non con qualche singola eccezione.

La situazione è già molto compromessa. Il semplice rifiuto di decorare una torta con slogan a sostegno dei matrimoni gay è punibile: nell’Irlanda del Nord una pasticciera è stata condannata per questo la settimana scorsa. Capo di imputazione: “discriminazione sessuale”. Sarà sempre più difficile per le scuole cattoliche mantenere programmi coerenti con il magistero della Chiesa, in Irlanda: la secolare tradizione educativa di questi istituti sarà messa in discussione, e insieme ad essa ogni forma educativa ed espressiva, anche non religiosa, che non si dimostri pronta ad allinearsi pubblicamente  con il pensiero LGBT.

La riluttanza della chiesa irlandese a sostenere con forza e apertamente la battaglia  per il no non le porterà certo una maggiore tranquillità: quale prete potrà insegnare serenamente che nel catechismo è scritto che gli atti omosessuali “Sono contrari alla legge naturale, precludono all’atto sessuale il dono della vita” e che “ in nessun caso possono essere approvati”? Già oggi farlo è quasi un atto di temerario eroismo.