L’irragionevole pesantezza del pregiudizio

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

L’irragionevole pesantezza del pregiudizio

02 Dicembre 2020

Nella disputa in atto all’interno del centrodestra per la guida della coalizione non poteva durare a lungo la tregua. Dopo il punto segnato da Berlusconi sullo scostamento al bilancio, non si è fatta attendere la contromossa di Salvini, che ha assestato un duro colpo all’unità di un partito già scosso al suo interno dalle divisioni fra l’anima liberale e quella sovranista.

A perdere davvero sono la coerenza e anche la ragionevolezza. Stiamo parlando ovviamente della posizione sul MES. O meglio sulla riforma in atto del meccanismo del Fondo salva-Stati.

Facciamo un po’ d’ordine.

Il Meccanismo europeo di stabilità (MES – European Stability Mechanism, ESM) è stato istituito nel 2012 attraverso un trattato intergovernativo allo scopo di concedere, a specifiche condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che hanno difficoltà a finanziarsi sul mercato. Tra queste condizioni vi è la sostenibilità del debito.

L’Italia è il terzo maggior sottoscrittore del MES, dopo Germania e Francia, con 14,33 mld di capitale versato e 125,4 mld di capitale sottoscritto.

La riforma in discussione non interviene sulle famigerate condizionalità, che possono variare a seconda del sostegno richiesto, né sulle CACs, le clausole di azione collettiva che consentono di modificare le condizioni contrattuali a maggioranza.

Introduce, invece, un nuovo strumento di intervento: la possibilità da parte del MES di agire come garanzia di ultima istanza, il cosiddetto Backstop, per il Single Resolution Fund (Srf), o Fondo Unico di Risoluzione, che “risolve” le crisi bancarie, in caso si trovasse senza i fondi necessari. Il meccanismo è finalizzato a preservare i Paesi membri, e le loro istituzioni finanziarie, dagli atti speculativi diretti al sistema bancario.

Per quanto riguarda le due linee di credito già esistenti, le PCCL Precautionary Conditioned Credit Lines, e le ECCL, Enhanced Conditions Credit Lines, la riforma sembra ridurre l’accesso alle prime ai Paesi che presentano una particolare solidità dei fondamentali. In altre parole l’Italia sarebbe esclusa dall’accesso alle PCCL. La differenza fra le due linee consta nell’obbligo, in caso di accesso alle ECCL, di sottoscrizione di un MoU che impegni a correggere le debolezze che espongono il Paese agli attacchi dei mercati.

Che l’alto debito pubblico sia un problema del nostro Paese è innegabile, ma altrettanto innegabile è la sua sostenibilità. E la discrezionalità con cui possono essere definite le condizioni ha consentito per esempio di definire fra le ECCL, dunque le linee a sorveglianza rafforzata, le PCS che presentano una sola condizione vincolata all’utilizzo, ma su questo torneremo dopo.

In sintesi, il cambio radicale di paradigma in Europa, dettato dalla crisi pandemica, con l’istituzione del Recovery Fund nell’ambito del NGEu, che introduce in qualche modo la condivisione del debito, e la sospensione dei vincoli del patto di stabilità e delle norme contro gli aiuti di Stato, crea il presupposto affinché le valutazioni del MES si basino sempre di più su dati qualitativi piuttosto che su meri parametri quantitativi.

Inoltre, le modifiche previste dalla riforma, sono volte ad introdurre una funzione protettiva anche senza che i Paesi siano costretti ad accedere agli strumenti. Una funzione di deterrenza rispetto alla possibilità che i mercati possano scommettere sul fallimento di uno Stato, e sulla sua insolvenza, così come è accaduto all’Italia nel 2011, fino a mettere davvero a rischio la capacità di quel Paese di assolvere agli impegni finanziari. La sola ipotesi che in caso di attacco i Paesi possano accedere a strumenti ideati per contrastarne gli effetti dovrebbe, almeno nelle intenzioni, scoraggiare le speculazioni.

Nonostante l’ampia discussione sulle condizionalità, né oggi né in passato è stata mai messa in discussione l’adesione al trattato costitutivo del MES. Dunque l’Italia ne fa parte. Avendo anche versato le quote che era tenuta versare.

E qui tornerei sulla questione, citata prima, del PCS, Pandemic Crisis Support, il cosiddetto MES sanitario. Una linea di credito priva delle condizionalità previste per le ECCL di cui pure fa parte, ma sottoposta ad una sola condizione essenziale: l’utilizzo per far fronte agli effetti diretti o indiretti dell’emergenza sanitaria da COVID-19.

E sul rifiuto a ricorrere a questa linea di credito, che darebbe respiro ad un sistema sanitario già in difficoltà e chiamato a breve a sostenere anche la sfida del piano vaccinale, si manifesta già concretamente l’irrazionalità del pregiudizio.

La necessità di quei fondi, a prestito ma praticamente a costo zero, è innegabile e la viviamo tutti i giorni nelle limitazioni a cui siamo sottoposti, dovute al combinato disposto fra l’andamento della pandemia sul territorio e proprio la tenuta del sistema sanitario locale. Rafforzare le strutture, adeguare strumenti e dispositivi e aumentare il personale addetto consentirebbe di allentare le restrizioni e, soprattutto, di aumentare la capacità di prevenzione e cura. Magari riducendo il vero stigma che pesa sul nostro Paese: l’altissimo numero di vite umane perdute ogni giorno. Un conteggio che non può essere considerato solo statistica.

Ma il pregiudizio ha colpito ancora con tutta la sua irrazionalità, nella posizione condivisa da tutto il centrodestra di contrasto alla riforma.

Se l’opposizione ad un ipotetico utilizzo del Fondo salva-Stati (oggi assolutamente non in discussione) è giustificata dalla contrarietà rispetto a delle condizionalità ritenute eccessive e lesive per il nostro Paese, come si giustifica l’opposizione ad una riforma che consentirebbe di usufruire di una rete di protezione finanziaria dalle speculazioni dei mercati senza dover assoggettarsi a nessuna condizione ma per il solo status di socio sottoscrittore del Fondo?

Al contrario, l’unica motivazione valida alla contrarietà ad una riforma che rischia di precludere l’accesso per l’Italia ad una delle linee del MES, il PCCL, sembra quella di avere proprio l’intenzione di farvi richiesta.

Sarebbe sicuramente più utile che all’interno di una coalizione che si presenta come alternativa di governo, si discutesse nel merito. Avanzando delle critiche puntuali o delle proposte migliorative alla riforma che sarebbero potute essere introdotte in sede di trattative dal Governo Conte 1. Non limitarsi a sbandierare il MES come spauracchio in maniera assolutamente pregiudiziale e, consentitemi di ribadire, irrazionale.