L’ISIS rivendica 120 morti tra Homs e Damasco. Russia: “Non ci fermeremo”

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L’ISIS rivendica 120 morti tra Homs e Damasco. Russia: “Non ci fermeremo”

21 Febbraio 2016

Nuova carneficina dell’Isis in Siria. Due forti esplosioni hanno scosso la città di Homs. Altre quattro sono state invece registrate nella capitale, Damasco. Anche se non è ancora possibile fare un bilancio del numero complessivo delle vittime, il Site afferma che sarebbero 180. I feriti sarebbero oltre 200. La rivendicazione delle stragi da parte del Califfato è stata riferita tramite il network di propaganda dei jihadisti "Amaq".

 

Bashar Al Assad ha ringraziato, nelle scorse ore, Mosca e Teheran per il sostegno nel conflitto in Siria. "L’appoggio della Russia e dell’Iran è stato essenziale per il nostro esercito", dice il presidente siriano in un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais.   "Abbiamo bisogno di questi aiuti per una semplice ragione, cioè che 80 Paesi appoggiano con diversi mezzi i terroristi", sottolinea. 

 

Dopo gli attentati di Ankara di questi giorni è cresciuta la paura. Il clima è davvero teso a Washington. Gli Stati Uniti stanno cercando di far desistere Turchia e Arabia Saudita, convinte che solo un intervento militare in Siria, afflitta da una guerra che non smette di versare sangue, possa dare vigore alle forze ribelli. 

 

Le milizie del regime di Bashar al-Assad, grazie all’appoggio dell’aviazione russa e delle truppe di terra di Iran e Hezbollah, hanno circondato i ribelli nella loro roccaforte di Aleppo, e sembrano avere la meglio nel conflitto che le vede opposte a diverse fazioni di insorti, tra cui i terroristi jihadisti dell’ISIS, il fronte Al-Nusra vicino ad Al-Qaida e i siriani curdi. E se il piano per un cessate-il-fuoco concordato, dovesse saltare, Riyad e Ankara valuteranno l’intervento militare. 

 

L’amministrazione Obama ha paura che un’operazione del genere possa scatenare un’escalation della guerra e uno scontro frontale con i russi. Secondo quanto riferito da due diplomatici occidentali al Financial Times, la Turchia intende creare una zona cuscinetto “di diversi chilometri di profondità” lungo il suo confine con il paese in guerra nel tentativo di evitare l’espansione delle milizie cure in Siria. L’area sarebbe di aiuto all’opposizione siriana più a Sud, la quale al momento si trova sotto i bombardamenti costanti dei jet di Putin mentre viene attaccata dalle forze di Assad. 

 

Ieri la coalizione che rappresenta i principali gruppi dell’opposizione siriana ai negoziati in corso a Ginevra, ha annunciato che sarebbe pronta alla "tregua temporanea" proposta dalle grandi potenze, a condizione, però, di ottenere la garanzia che Russia, Iran e gli altri alleati di Damasco, sospendano le operazioni militari. 

 

Il portavoce del Cremlino, Peskov, ha detto recentemente, che il Cremlino è preoccupato dalle crescenti tensioni alla frontiera siro-turca, definendo "inaccettabili" i tiri di artiglieria turca contro le zone curde. Si è concluso con un nulla di fatto il tentativo di far approvare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, una risoluzione sul rispetto dell’integrità territoriale e la sovranità della Siria. Una mossa per sostenere la sovranità territoriale di Damasco contro l’ingerenza di Ankara. 

 

A bloccare la bozza Stati Uniti e Francia che, con la Russia, detengono il potere di veto. Secondo l’ambasciatore francese Delattre il sostegno russo ad Assad non ha fatto altro che aumentare le tensioni, mentre la collega Power, ha accusato Mosca di voler "creare diversivi". Intanto Obama cerca una mediazione e chiede ad Ankara e al Pkk "prove di moderazione" e alla Russia e ad Assad di fermare il fuoco contro le forze di opposizione moderate.