L’Islam reagisca allo strupro di Palmira
20 Agosto 2015
Abbiamo aspettato prima di scrivere questo pezzo, scorrendo le prime pagine dei grandi giornali di oggi e cercando sul web in cerca di qualche dura, speravamo durissima, presa di posizione da parte degli esponenti delle comunità islamiche a seguito della barbara uccisione di Khaled Asaad, il guardiano della bellezza di Palmira trucidato dall’Isis.
Ma in prima pagina non abbiamo trovato nulla. Guarderemo meglio in quelle interne, forse ci è sfuggito qualcosa, ma se è vero che la pace dipende dal dialogo e dalla reciproca collaborazione tra i popoli è necessario che essa si costruisca su un pavimento fatto di chiarezza e trasparenza, senza fraintendimenti.
Ancora una volta, infatti, viene da chiedersi se il cosiddetto islam moderato, non le elite laiche, ma l’opinione pubblica, il popolo si diceva una volta, sia consapevole della gravità di quanto sta accadendo nello Stato islamico, se si sente ferito, indignato e disgustato come lo siamo noi davanti allo stupro di Palmira.
Perché alcune delle grandi democrazie del mondo musulmano, come la Turchia, non battono un colpo? Perché bisogna continuare ad accontentarsi al massimo di qualche piccola e rara espressione di dissociazione e non si sente rimbombare e un forte e profondissimo NO alla barbarie e al male?
L’interpretazione letterale e ultraconservatrice della Sharia praticata dai jihadisti in tanti Paesi – è di oggi la notizia dell’ennesima strage di Boko Haram – è davvero così invisa e impopolare nel mondo islamico? Ci sono musulmani a cui importa veramente qualcosa di Palmira? C’è qualcuno che sta aiutando i collaboratori di Khaled Asaad, prima che la polizia del pensiero islamista gli metta le mani addosso?
L’ignobile fine che sta facendo l’area sotto il controllo o la minaccia del Daesh prima o poi provocherà una totale reazione di rigetto nei musulmani o per caso anche Palmira fa parte di quella cultura “occidentale” della quale bisogna diffidare e da cui non farsi intossicare?