L’islamizzazione continua. Adesso tocca al calcio

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L’islamizzazione continua. Adesso tocca al calcio

11 Aprile 2012

Il mondo cambia, il tempo passa rapidamente e sono sempre di più gli scipioni del volemose bene ad annunciare la fine dell’era di Bush e della Fallaci, da ultimo Paolo Coelho, convinto che lo scontro di civiltà sia stato solo il frutto di banali incomprensioni, niente di grave. Ma quel conflitto non è mai finito. E’ notizia di qualche giorno fa che i governanti del Ras-al Khaimah – uno dei Emirati Arabi che tanto piacciono ai nostri imprenditori abbagliati dal miraggio del “tax free” – hanno chiesto alla dirigenza del Real Madrid – la celeberrima squadra di calcio spagnola – di togliere la croce dal logo e da ogni altro materiale promozionale. Il Real ha chiuso un contratto miliardario per un nuovo mega-parco a tema che sorgerà sull’isola, unendo il concetto di sport a quello del turismo. La croce però appare nel logo del Real dal 1920, da quando Re Alfonso XIII diede il suo alto patronato alla squadra iberica. Un simbolo che evidentemente infastidiva il committente, che ha chiesto di rimuoverlo: gli spagnoli hanno acconsentito, spiegando che “bisogna evitare qualsiasi forma di confusione (misinterpretation) in una regione dove la maggioranza della popolazione è di fede musulmana”. E’ il costo della globalizzazione, stupido. Vuoi fare affari? Adattati alle tradizioni locali. Cina docet. Del resto il Real deve vedersela con il Barcelona, 150 milioni di euro dalle casse della Qatar Foundation – la stessa che finanziava lo sceicco Qaradawi, il mentore dei Fratelli Musulmani pre-primaverili. Anche in queso caso la clausola è stata rimuovere la croce perché memore delle crociate. In Italia qualcuno ha chiesto alla UEFA di punire l’Inter per la maglia con la croce di San Giorgio indossata dai giocatori nel centenario della società, ritenuta offensiva per la sensibilità dei musulmani ed espressione del “razzismo suprematista dell’Occidente sull’Islam”. In Francia sempre la FIFA ha acconsentito che le alcune calciatrici indossassero l’hijab durante le partite. Ni Putes ha denunciato il fatto come una “regressione totale”, aggiungendo che “la FIFA è influenzata dalla potente lobby dei Paesi del Medio Oriente, come il Qatar”. Abbiamo capito che le questioni di principio oggi non vanno più di moda, ma sarebbe interessante capire cosa ne pensano le tifoserie europee di questo esproprio miliardario. Lo sport è qualcosa che attiene alla tradizione, ai valori di un popolo, "una fede", come si dice allo stadio. Insieme a Cristiano Ronaldo,  in un mondo normale i governanti arabi avrebbero dovuto portarsi a casa nel pacchetto anche la Storia della sua squadra. Invece non è avvenuto. Ma tranquilli, va bene così.