Liste civiche, a Isernia serve una nuova pozione di Asterix
06 Maggio 2016
di Tonio Kröger
C’è stato un tempo in cui il Molise, per il centrodestra, era l’equivalente del villaggio gallico di Asterix per i romani: anche quando a livello nazionale andava malissimo, anche quando alle regionali il Mezzogiorno si colorava di rosso, il Molise resisteva. Dal 2001 al 2013 Michele Iorio, storico presidente della regione rieletto per ben tre volte di fila, appariva agli occhi dei suoi avversari come il piccolo eroe dall’elmo alato protagonista del celebre fumetto: caduto nel pentolone della pozione magica, divenuto imbattibile. Quando tutto appariva perso, riusciva a uscirne per il rotto della cuffia.
Poi è accaduto che la pozione magica è finita e alle elezioni regionali anticipate del 2013 è arrivata una sconfitta rovinosa. Non soltanto Iorio ha perso ma ha perso con disonore, prendendo con tutta la sua coalizione solo il 25,8 per cento. Poco più della metà dei voti conquistati solo due anni prima.
Per la verità i segnali c’erano tutti. L’anno prima, infatti, si erano svolte le elezioni comunali a Isernia. Anche in questo caso elezioni anticipate: il sindaco del centrosinistra Ugo De Vivo era stato eletto alle precedenti consultazioni ma non poteva contare su una maggioranza perché il consiglio comunale risultava dominato dai partiti a lui avversi, e si dovette tornare alle urne. Il centrodestra, allora, presentò Rosa Iorio, sorella del governatore. La candidata godeva in città di grande stima ma, evidentemente, quel che non andava proprio era il cognome.
Al primo turno, infatti, la sua coalizione prese addirittura il 58,67 per cento ma lei si fermò al 45,79: quasi il 13 per cento di voto disgiunto, roba da guinnes dei primati. Con queste premesse, al secondo turno venne sonoramente battuta, anticipando così la sorte che l’anno successivo sarebbe toccata al fratello.
Da allora, nel campo del centrodestra, si sono andate accumulando macerie politiche e umane anche se un’alternativa credibile e affidabile non si è mai seriamente profilata. Isernia, in ciò, può considerarsi l’immagine amplificata della regione Molise: da quando è iniziato il declino del centrodestra, si sono succeduti due sindaci e tre commissari prefettizi, quasi a descrivere il tunnel di una crisi dal quale la città non riesce a uscire.
Come stupirsi, allora, se in vista delle amministrative del prossimo giugno le candidature fioccano? Ben tre nel campo del centrodestra; una al centro; addirittura quattro a sinistra, per non parlare dell’immancabile Movimento 5 Stelle.
Tra tutte queste, una candidatura assume un significato emblematico. E’ quella di Gabriele Melogli, il sindaco che ha preceduto la “grande crisi”. Ha governato la città per dieci anni, poi si è ritirato come novello Cincinnato. Oggi torna in campo, non più appoggiato da Iorio, schierato a favore di un altro candidato.
Basta per iscrivere il suo ritorno sotto un segno di rottura? Quel che è ancora più significativo – lo si percepisce passeggiando tra le macerie politiche di Isernia – è che questo nuovo impegno è stato chiesto a gran voce, quasi invocato, dai cittadini. E tracce di questo civismo si ritrovano anche nella composizione della coalizione che lo appoggia: un perfetto equilibrio, due liste di partito (Forza Italia e Lega), due liste civiche (Alleanza per il futuro e quella promossa insieme da Italia Unica e Idea). Le liste civiche sono formate in gran parte da neofiti al primo impegno elettorale. Assicurano entusiasmo ma è difficile prevedere quanto questo fattore peserà elettoralmente, in una città dilaniata e sconfortata.
Melogli, alludendo alla possibilità di conquistare il suo terzo mandato, ha scelto “ricomincio da tre” come slogan elettorale. Non è detto che ci riesca e, in ogni caso, non sarà una passeggiata. Sicuramente, però, sarà un ri-inizio. Isernia ne ha maledettamente bisogno.