L’Italia dei Valori, il partito dei transfughi di varia provenienza
13 Giugno 2011
L’Italia dei Valori, pugliese e non solo, è una sorta di stazione di transito per pendolari della politica di ogni provenienza e di ogni direzione. Le sue prime leve furono soprattutto di estrema destra, con il gusto del comizio spacca-tutto, uomini “contro” sempre e comunque, come Peppino Di Donna, già esplosivo Assessore Regionale alla Formazione Professionale, e Peppino Misto, enfant prodige della destra putignanese, peraltro troppo intellettualmente onesti per restare a lungo in un partito che non disdegnava la compagnia delle bandiere rosse contro le quali avevano speso la loro giovinezza.
La collocazione a sinistra, fosse anche innaturale per un partito di ideologia forcaiola fine a sé stessa, ed i voti di Tonino da Montenero di Bisaccia, fecero presto sì che la seconda leva fosse un gruppo di varia umanità, con riciclaggio di "stalinisti", ma anche di antichi girovaghi democristiani in cerca di nuove ripartenze. Tra i primi Federico Pirro, il giornalista, già “commissario politico” prima della Gazzetta del Mezzogiorno, ai tempi del compromesso storico, e poi della RAI, ai tempi dell’Ulivo, non senza qualche cedimento verso le lusinghe del potere democristiano ai tempi del CAF (vedi un libro-intervista a Vito Lattanzio).
Tra i secondi, la famiglia-Pisicchio, imbattibile campionessa di sopravvivenza politica in coppia, capace di transitare dalla Dc a Forza Italia, da “Rinnovamento Italiano” all’Udeur, dalle parti di Fitto a Di Pietro, fino a Rutelli, restando sempre a cavallo in due, con record assoluto ai tempi in cui Pino era contemporaneamente europarlamentare e deputato ed Alfonsino Consigliere regionale e Presidente del Consiglio Provinciale. Per qualche tempo si è accompagnato a loro il primo Consigliere regionale eletto in lista Idv, l’ex-Sindaco di Conversano Vito Bonasora, anch’egli di origini democristiane, che alle elezioni del 2005 aveva battuto di un soffio l’ex-forzista monopolitano Antonio Dibello.
Nel Consiglio regionale della scorsa legislatura, poi, al Bonasora passato prima al Pd e poi a Sel è succeduto, a rappresentare l’Idv dopo un breve passaggio nel Pd, Giacomo Olivieri, eletto nel 2005 in Forza Italia e super-votato nel 2010 anche in Idv (14mila voti contro i 4mila del pm Lorenzo Nicastro, in svantaggio nonostante l’appeal acquisito con l’inchiesta a Fitto), prima di riconvergere verso il centro per mancato Assessorato.
Nell’attuale Consiglio spicca nel Gruppo Idv l’ingegner Aurelio Gianfreda, già democristiano, forzista, ulivista, margheritino, udeurrino, pellegriniano, socialista. Si aggiungono nel Gruppo Idv il più silente dei Capigruppo regionali, il foggiano Schiavone, finora alla ribalta soltanto per polemiche con Pierfelice Zazzera fino all’estromissione di questi dalla Segreteria regionale per difetto di vendolismo, e il medico tarantino Patrizio Mazza, famoso per avere cambiato idea in meno di 24 ore sul discusso progetto del “San Raffaele” a Taranto. Memorabile altresì un suo intervento in Consiglio Regionale sulla scomparsa delle rondini, proprio mentre in cielo un loro stormo segnava gioiosi ghirigori ad annunciare il tempo del sole.
Quanto a Zazzera, assurto al rango parlamentare con i voti democristiani della famiglia Pisicchio, dopo non essere riuscito a farsi eleggere al Consiglio Comunale di Monopoli, passerà alla storia per avere punzecchiato all’infinito Tedesco, non senza qualche ombra di conflitto di interessi a conto terzi, visto che il suo Senatore e dante causa Giuseppe Caforio è notoriamente un concorrente della famiglia dell’ex-Assessore alla Sanità nel settore delle attrezzature sanitarie. Dato per possibile transfuga insieme a Scilipoti, ha cercato di recuperare consenso nel suo partito esibendo un cartello in cui dava gratuitamente dell’assassino a Maroni, per poi scusarsi.
Da qualche tempo i dipietristi pugliesi stanno tenendo sulla corda il governo regionale per rivendicare la propria parte delle spoglie di quel che resta della Sanità pugliese, con buona pace di tutte le prediche moralistiche in cui sono maestri. Ma forse sono proprio questi i misteriosi “Valori” di cui questi signori un po’ incostanti si fregiano.