L’Italia è ferma, lo dice anche OCSE

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L’Italia è ferma, lo dice anche OCSE

21 Settembre 2016

E’ un altro brutto colpo inflitto alla politica economica del governo Renzi quello che arriva dall’Economic Outlook di OCSE, che oggi ha rivisto pesantemente al ribasso le stime sulla crescita del Pil italiano. La crescita sarà intorno allo 0,8 per cento, sia nel 2016 che nel 2017, una previsione al ribasso di 0,2 e 0,6 punti rispetto a quella dell’Outlook di giugno scorso. Nel Def dello scorso aprile, la stima del governo italiano era di una crescita dell’1,2 per cento nel 2016, un dato che lo stesso Governo sta rivedendo al al ribasso, intorno all’uno per cento. Per il 2017, la stima prevista dall’esecutivo era dell’1,4 per cento. E’ evidente che l’OCSE spazza via queste prospettive. 

Da Cernobbio, Renzi ha assicurato che il 2016 si chiuderà meglio del 2015, ma è stata proprio Confindustria a dire che la crescita prevista per il 2016 è dello 0,7 per cento e dello 0,5% nel 2017. Insomma, da qualsiasi parte la si guardi, le prospettive di crescita per il nostro Paese nei prossimi due anni non migliorano affatto. Nel documento dell’OCSE si legge che a pesare a livello internazionale sono la crescita debole del commercio e le distorsioni finanziare, e la raccomandazione per i governi è di attivare più forti misure fiscali strutturali, ma il clima negativo che circonda questa fase della globalizzazione economica in Italia appare peggiore che in altri Paesi europei. 

Dopo aver registrato un +1,5 per cento di Pil nel 2015, la Germania quest’anno dovrebbe crescere dell’1,8 per cento (contro l’1,6 stimato nel giugno scorso), e dell’1,5% nel 2017 (contro l’1,7). La Francia dopo aver messo a segno un +1,2 per cento nel 2015, dovrebbe crescere nel 2016 dell’1,3 (-0,1  rispetto alla stima di giugno) e dell’1,3% nel 2017 (-0,2 punti). Nel Regno Unito, nonostante Brexit, dopo il +2,2 per cento nel 2015, il Pil dovrebbe crescere quest’anno dell’1,8% e dell’1% nel 2017. Di fronte a questi dati, appare molto difficile che ISTAT possa rivedere al rialzo le stime fatte sulla economia italiana (+0,8 per cento per il 2016) nel prossimo documento sui conti nazionali che verrà presentato venerdì 23 settembre.

Così come si fa sempre più in salita la strada per Renzi e Padoan che hanno margini sempre più stretti per intervenire sulla manovra finanziaria o per rivendicare maggiore “flessibilità” (vedi: spesa) a Bruxelles. L’Europa ne ha già concessa abbastanza all’Italia, e potrebbe chiudere il rubinetto, se ripensiamo a comè finito il vertice di Bratislava per Renzi. La realtà è che il Pil cresce dello zero virgola, il Jobs Act non ha prodotto gli effetti sperati, il debito pubblico e il deficit continuano ad aumentare. E di fronte a tutto questo l’impressione è che Renzi stia solo cercando di replicare altri provvedimenti “mancia”, vedi bonus ai 18enni, che non sposteranno di una virgola la situazione economica del nostro Paese ma che gli servono per raccogliere consenso in vista del referendum. Questi i risultati di trenta mesi di governo.