L’Italia guarda all’Inghilterra per trovare il suo modello nucleare

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L’Italia guarda all’Inghilterra per trovare il suo modello nucleare

06 Febbraio 2009

E.ON e Rwe hanno annunciato la settimana scorsa la creazione di una joint-venture per la realizzazione di nuove centrali nucleari in Gran Bretagna per almeno 6.000 MW. La joint-venture avrà innanzitutto il compito di assicurarsi i siti attribuiti dalla Nuclear Decommissioning Agency (Nda) e avviare le procedure autorizzative. Wulf Bernotat e Jürgen Grossmann, rispettivamente CEOs di E.ON e Rwe, hanno spiegato che l’alleanza potrà contare sulla forza finanziaria e tecnologica dei due gruppi, da tempo attivi nel settore nucleare attraverso 20 centrali in tutto il mondo. E.ON e Rwe hanno un’esperienza consolidata di collaborazione nel settore – visto che gestiscono assieme 3 reattori nucleari in Germania.

La joint-venture avrà “una posizione aperta in merito alla tecnologia nucleare da adottare per i nuovi reattori ed effettuerà una selezione sulla base di un’attenta valutazione tecnica e commerciale”, sottolinea un comunicato. E.ON ha già annunciato nel corso del 2008, in una lettera d’intenti con Siemens ed Areva, di voler costruire il reattore EPR (1,600 MegaWatt) e si è assicurata un’opzione per connessione alla rete per 1,600MW presso il sito di Oldbury (una delle stazioni destinate alla chiusura nei prossimi anni). Allo stesso tempo Rwe si è assicurata connessione per tre reattori da 1,200MW a Wylfa (in Galles) – una dimensione che corrisponde alla potenza del reattore AP1000 della Westinghouse. In questo modo la joint-venture mantiene una porta aperta a tutti e due le tecnologie che saranno probabilmente approvate nel mercato britannico.

Anche altre compagnie si sono mosse mosse. In dicembre, EDF aveva annunciato l’acquisto di British Energy – a cui è stato dato il via libera della commissione europea all’inizio di questo mese. Nell’affare era entrata col 25% anche Centrica – produttore tutto inglese senza (finora) alcuna esperienza nel nucleare. EDF (e il partner Centrica) hanno annunciato l’intenzione di costruire quattro reattori EPR da 1,600MW (per 6,400MW). E questa settimana, Scottish and Southern Electric (SSE) e Iberdrola (le altre due rimanenti utilities nel Regno Unito) hanno annunciato piani per la creazione di una nuova joint-venture per investire nel nucleare nel Regno Unito. Iberdrola ha già esperienza nel nucleare in Spagna e ha stanziato investimenti per ricerca e sviluppo con la tecnologia Westinghouse AP1000.

Le alleanze e strategie nel Regno Unito si stanno delineando sempre più chiaramente: a due a due le maggiori utilities muovono e, lentamente ma decisamente, stanno pianficando siti, tecnologie e strutture finanziarie. Le lezioni per l’Italia sono chiare: gli investimenti nel nucleare sono considerevoli – costruire una centrale ha poco senso, bisogna costruirne almeno due, tre o più. Quindi consorzi fra varie utilities appaiono una strategia prudente, specialmente nel contesto economico e finanziario di oggi quando fondi e prestiti sono difficili da reperire.

In Italia, Enel è il candidato ovvio per operazioni del genere ma anche l’Enel potrebbe trovarsi in difficoltà senza un partner (EDF è il partner naturale per Enel dal momento che già investe nel nuovo reattore francese di Flamanville per il 12.5%). Anche E.ON si è pronunciata in favore di nuovi investimenti (il CEO Bernotat ha espresso interesse in più occasioni per il nucleare in Italia – in particolare la scorsa estate in una discussione con il Presidente del Consiglio Berlusconi). Quali saranno le nuove strategie? Joint ventures sono probabili anche nel nostro paese, e non è da escludere che nuove utilities decidano di entrare nel mercato italiano attraverso tali strumenti (potremmo vedere una Rwe or Iberdrola in Italia?). Aspettiamoci grossi cambiamenti nei prossimi cinque o dieci anni.
Tenersi aperti e disponibili a diverse tecnologie è una strategia prudente – le tecnologie effettive sono solo tre se si include il General Electric ESBWR (anche se non è da escludersi qualche collaborazione Rossatom e tecnologie russe usate nei mercati dell’est). Questa strategia è stata perseguita da Enel, che attraverso collaborazioni e joint ventures in diversi paesi europei ha acquisito esperienza con la maggior parte se non tutti i diversi reattori e tecnologie disponibili sul mercato. Procurarsi l’accesso a siti e la connessione alla rete è, infine, un passo ulteriormente importante – più difficile in Italia visto che i probabili siti saranno ‘greenfields’ (i.e. nuovi siti mai usati per centrali nel passato). Riforme normative e legislative, inclusi possibili processi consultativi pubblici, dovranno essere raggiunti prima che si muovano le varie compagnie. Tuttavia, osservando i movimenti delle grandi utilities europee all’estero e le varie alleanze strategiche, si può già cominciare a ipotizzare il futuro del nucleare e del mercato elettrico in Italia.