L’Italia vuole la Nato in Libia, la Francia no
21 Marzo 2011
L’intervento occidentale in Libia si complica. La Nato rimanda a domani la decisione sul suo ingresso nella missione contro Gheddafi, per far rispettare la risoluzione 1973 delle Nazioni unure. Sulla decisione pesano l’astensione della Germania ma soprattuto il no della Turchia che ha respinto i piani degli esperti militari per imporre la no-fly zone.
Discorso diverso quello relativo alla Francia, che invece è contraria alla scudo Nato, avendo ‘conquistato’ sul campo la leadership della operazione Odissey Dawn. Lo stato maggiore francese fa sapere che il dibattito in corso non riguarda tanto il paese che ospiterà la sede del comando integrato della missione ma il fatto di rendere il comando stesso più efficace possibile. Secondo Parigi, che il comando sia a Ramstein in Germania o a Napoli in Italia non fa differenza.
La posizione francese non è vista proprio di buon occhio in Italia. Oggi il ministro Frattini ha dichiarato che, storicamente, all’Italia non è mai piaciuto avere il ruolo di "first striker", cioè quello di chi sferra il primo colpo, lasciando intendere che per il nostro Paese non è un problema se la Francia ha assunto la leadership della missione. Frattini ha anche rilevato che le nuove sanzioni contro la Libia sono un buon modo per isolare il regime di Gheddafi, e che comunque l’obiettivo della missione dei "volenterosi" non è una guerra "contro Gheddafi", ma di avere una "nuova Libia" a cui si arriverà grazie a un processo di riconciliazione nazionale.
La Farnesina, a differenza dei francesi, è anche convinta che la missione debba avere un cappello Nato, sia per l’esperienza dell’Alleanza, sia perché la Libia è un "teatro classico" per la Nato, ed infine perché ci sono dei buoni esempi di cooperazione fra paesi arabi (come il Qatar) e l’alleanza stessa. (La Lega araba, però, chiede che la Nato resti fuori dalla missione). Secondo Frattini, se lo scudo Nato dovesse venire a mancare l’Italia potrebbe anche ripensare la sua scelta di concedere le basi per la missione. La risposta di Parigi non si è fatta attendere: "La Francia," ha detto il generale Ponthies, "applica la risoluzione 1973".
Frattini, infine, ha definito "fantapolitica" l’ipotesi che il nostro Paese stia cercando una mediazione con il regime di Gheddafi, aggiungendo che Roma è pronta ad assumere il comando delle operazioni nel momento in cui scattasse una missione umanitaria per portare aiuti e conforto alle popolazioni libiche.