Lite Giornale-Avvenire. Boffo: “Il documento di Feltri è una emerita patacca”

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Lite Giornale-Avvenire. Boffo: “Il documento di Feltri è una emerita patacca”

30 Agosto 2009

"Non si tratta di una informativa proveniente da un fascicolo giudiziario ma di una emerita patacca". Così Dino Boffo, direttore di Avvenire, definisce il "documento" che ha portato il Giornale di Vittorio Feltri ad attaccarlo per un presunto "incidente sessuale", e racconta di avere ricevuto "una inattesa telefonata da Roberto Maroni".

Boffo, in una lunga risposta alle lettere dei lettori dell’Avvenire, si riferisce alle affermazioni del Giornale, (secondo il quale sarebbe stato da tempo "già attenzionato dalla Polizia di Stato per le sue frequentazioni") e spiega che Maroni "ha voluto manifestarmi la sua solidarietà e il senso di schifo che gli nasceva dalle cose lette ma teneva anche ad assicurarmi di aver ordinato un’immediata verifica nell’apparato di pubblica sicurezza centrale e periferico che da lui dipende, e che nulla, assolutamente nulla di nulla era emerso".

Quello citato dal Giornale, insomma, non era, afferma Boffo, un "fantomatico atto giudiziario" ma "una vera sola", che si potrebbe "spulciare riga per riga" per controbattere "e far emergere di quel testo anzitutto l’implausibilità tecnica, poi magari sostanziale. Lo faremo, se necessario".

Come avrà fatto, si chiede Boffo, "il Mourinho dei direttori", il "primo degli astuti" a "non porsi una domandina elementare prima di dare il via libera alla danza (infernale): questo testo che ho in mano è realmente un’informativa che proviene da un fascicolo giudiziario oppure è una patacca che, con un minimo appiglio, monta una situazione fantasiosa, fantastica, criminale? Perché, collega Feltri, questa domandina facile facile non te la sei posta? Ma se te la fossi fatta, sei proprio sicuro di aver vicino a te le persone e le competenze giuste per compiere i passi a seconda della gamba? Non sei corso troppo precipitosamente a inaugurare la tua nuova stagione al timone di quello che non è più un foglio corsaro ma il quotidiano della famiglia del presidente del Consiglio?".

Comunque, conclude il direttore di Avvenire, "quanto di fondamentale non farà spontaneamente capolino davanti all’opinione pubblica, emergerà civilmente e pacatamente in un tribunale della Repubblica, cui i miei avvocati già lunedì si presenteranno per la querela".