Lo Chirac de’ noantri

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Lo Chirac de’ noantri

04 Luglio 2005

Gianni Alemanno dice di voler costruire in Italia un partito sarkoziano che rimetta insieme i pezzi del centro destra. Il ministro dell’Agricoltura è un giovane ambizioso, che ha ricevuto persino un endorsement politico da Giuliano Ferrara e certamente sa quel che vuole. Ci sembra, però, voglia cose contraddittorie, troppo contraddittorie. Vorrebbe portare in Italia il vento dei valori cristiani opponendosi alle derive laiciste che attraversano il continente. E questa ci appare cosa buona e giusta. Ma d’altro canto, dimentica che quel vento è ineludibilmente associato alla difesa delle tradizioni dell’Occidente ed alle loro intrinseca modernità. Alemanno non dovrebbe scordare che quel vento proviene, innanzi tutto, dalla tanto detestata “America” di George Bush; ed è lo vento stesso che impone di non demonizzare il mercato, di non considerare l’Europa come un contrappeso dell’America e, infine, di non ammantare come “sociale” politiche di conservazione corporativa e di egoismo nazionalista.

Fino a quando Alemanno non scoprirà da che versante soffia il vento che lo sospinge, nelle sue dichiarazioni si continuerà a sentire l’eco di Chirac piuttosto che quello di Sarkozy. Per questo la sua strenua difesa della politica agricola europea, la famigerata Pac, arrivata quando già Tony Blair aveva mandato a fondo l’ultimo vertice europeo è apparsa tardiva e sfiatata.

Tanto più che Silvio Berlusconi, negli stessi giorni diceva cose opposte: «In attesa delle elezioni tedesche, il governo inglese e quello italiano sono la punta di diamante di quel nuovo corso europeo che, spostando l’ordine delle priorità economiche, solo pu