Lo davano per spacciato e invece Sarkozy l’ha spuntata sulle pensioni
28 Ottobre 2010
Nel suo ultimo editoriale dalle colonne del Washington Post, Charles Krauthammer, il noto opinionista conservatore statunitense,si è divertito "giustamente" a sbeffeggiare un certo modello europeo che fa tanti seguaci tra i liberal americani. Parlando delle tensioni che attraversano la Francia, se l’è presa (come fa un po’ spesso) con la presenza eccessiva dello Stato nella vita economica, sociale e politica degli individui. "Si tratta di un visibile collasso morale di un sistema che, dopo decenni di infantilizzazione ‘dalla culla alla tomba’ dei suoi soggetti, spinge milioni di cittadini furiosi e violenti nelle piazze di Francia. E per quale ragione? Perché l’età pensionabile passa da 60 a 62!”. Se non fosse vero, certo potremmo convenire con Krauthammer che ci sia, nell’isteria di massa francese di questi giorni, qualcosa di tremendamente comico.
Dopo settimane durante le quali decine di raffinerie sono state bloccate (con conseguente penuria di idrocarburi che ha inginocchiato la Francia); licei e università trasformate in quartieri generali dal movimento studentesco; i soliti casseurs all’opera in incendi di auto e cassonetti; scioperi della nettezza urbana a Marsiglia che – magra consolazione – hanno fatto sentire noi italiani meno soli per volumi di rifiuti. Dopo tutto questa messa in scena à la française, le strade delle République sono di nuovo quiete. La riforma delle pensioni voluta da Presidente francese Nicolas Sarkozy, infatti, è stata adottata dal Senato francese con voto compatto ma non schiacciante (177 sì contro 150 no). Il testo andrà ora all’Assemblea Nazionale, dove è data per scontata l’approvazione da parte della maggioranza, con buona pace del partito socialista e delle forze di estrema sinistra le quali ne chiedono il ritiro, nella vana speranza di riaprire il dibattito.
Tutto finito insomma? Forse solo calma apparente. All’Eliseo la guardia è ancora alta. L’ondata di contestazione è appena terminata, con un bilancio piuttosto positivo per il governo del Presidente Sarkozy. Il movimento sindacale non ha fatto breccia in una maggioranza che si è dimostrata di buona tempra. E nonostante qualche focolaio di protesta sia ancora oggi acceso, regna una cauto ottimismo sull’esito della manovra tra i vertici dell’UMP, il governo e lo staff di Sarkozy. La domanda alla quale ancora però nessuno sa rispondere e che si mormora nelle imperscrutabili stanze di Faubourg St. Honoré è la seguente: "E se sindacati e opposizione dovessero riprovarci?". Per evitare provocazioni, in un paese provato e affaticato da disagi e proteste, il Presidente francese non vuol pronunciare ancora la parola “vittoria”. Pare abbia mormorato un po’ pilatescamente “né perdenti né vincitori”. Rivendicare la vittoria troppo in fretta potrebbe costargli caro e per evitare altri disagi, Sarkozy è disposto a tutto. Il presidente della rupture sa perfettamente che su questa partita si gioca la faccia e con essa la possibilità di rielezione nel 2012.
Per fortuna per l’inquilino dell’Eliseo, i socialisti francesi hanno consegnato al paese un’immagine di sé imbarazzante. Tutti in ordine sparso. Segolene Royal, l’ex candidata socialista all’Eliseo, è stata in grado di affermare che i liceali francesi hanno il diritto di prendere parte alle contestazioni contro la riforma delle pensioni; l’ex segretario del partito e suo ex-compagno, François Hollande che la contraddiceva; Manuel Valls – astro nascente del blairismo made in France – che non ce la faceva a dire che la Royal aveva detto una corbelleria; la segretaria Aubry che si barcamenava. E come se tutto cio’ non bastasse, si faceva sentire l’assordante silenzio del grande assente: il molto presidenziabile Dominique Strauss Kahn, direttore FMI e appartenente al PS, ha tatticamente evitato di entrare sulla questione pensioni.
D’altronde l’unica speranza che il Partito Socialista francese ha di riprendere centralità nel dibattito politico nazionale, in un paese come la Francia molto poco incline alla riforma, è quello di ritrovare slancio nelle piazze. Basterebbe ricordare pero’ ai dirigenti di Rue Soferino, che le piazze non hanno mai portato bene a nessuno, soprattutto in Francia. Chi dava per spacciato il presidente della rupture, dovrà forse ricredersi. Nelle prossime settimane all’Eliseo si gioca una partita che Sarkozy non vuole assolutamente perdere.