Lo sbarco di Facebook in borsa è un lieto ritorno al capitalismo privato

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Lo sbarco di Facebook in borsa è un lieto ritorno al capitalismo privato

03 Febbraio 2012

Prima gli investitori privati facevano a gara per aiutare Facebook e adesso decine di migliaia d’altri investitori saranno lieti poterne comprare finalmente delle azioni, almeno a giudicare dalla frenesia che accompagna l’offerta pubblica iniziale in borsa della compagnia lo scorso Mercoledì pomeriggio.

Che questa compagnia di social network abbia effettivamente uno stimato valore compreso tra i 75 miliardi e i 100 miliardi di dollari, è la domanda che ognuno di noi si pone, ma c’è una buona notizia: questa offerta pubblica iniziale ha il merito di sottolineare la vitalità di almeno un settore dell’economia statunitense, senza che vi sia bisogno dell’aiuto di sottoscrizioni di pagamento fatte con soldi del contribuente.

Come sanno gli amanti del cinema, il co-fondatore Mark Zuckerberg e i suoi compagni di corso lanciarono il sito Facebook nel 2004 in un dormitorio di Harvard. Il business si dimostrò subito piena di promesse, e Zuckerberg traslocò nella Silicon Valley e prese a prestito 500,000 dollari in fondi angel dal co-fondatore di Paypal, Peter Thiel. Accel Partners, Greylock Partners, Meritech Capital Partners e altri seguirono con investimenti multi-milionari.

Questa offerta pubblica iniziale permetterà loro e agli impiegati di Facebook di realizzare profitti, dando alla compagnia nuovo capitale per competere con titani del settore tech come Google e Microsoft e il competitor nel settor social-media, Twitter.

Quella gente col portafoglio sembra oggi preveggente, ma solo con il senno di poi. La maggior parte delle compagnie sostenute da società dotate di venture capital vanno gambe all’aria o finiscono per essere assorbite quando sono piccole da compagnie più grandi.

Facebook dovette far fronte ad una significativa concorrenza da parte di Friendster e Myspace, e li ha battuti muovendosi da una sito di socializzazione e di condivisione di foto per studenti universitari a una piattaforma tentacolare che ospita innumerevoli giochi e applicazioni, che oggi si candida a diventare un luogo per ogni sorta di commercio.

Mark Zuckerberg assunse un rischio maggiore nel 2006, quando rifiutò un’offerta d’acquisto da un miliardo da Yahoo che gli avrebbe garantito una fortuna personale. Adesso diventerà ancora più ricco.

Oggi Facebook raccoglie circa 845 milioni d’utilizzatori, attraendo insersori in cerca di modi più efficienti di mettersi in contatto con i propri clienti. A oggi Facebook vanta qualcosa come 27,9% del mercato pubblicitario online, almeno secondo la compagnia di ricerca comScore Inc. a fronte di quella fetta dell’11% in mano a Yahoo.

La compagnia inoltre ottiene delle rendite dai produttori d’applicazioni e fa guadagni con una moneta virtuale chiamata Facebook Credits, che i suoi sottoscrittori usano per acquistare servizi sul proprio sito. 

L’offerta pubblica iniziale di Facebook darà all’investitore medio l’opportunità di partecipare alla crescita dei guadagni futuri, di per sé un bel cambiamento visto l’andazzo generale. La maggior parte delle compagnie ad alto ritmo di crescita di questi tempi infatti restano private per evitare gli enormi pesi regolatori e le richieste di comunicazione della legge Sarbanes-Oxley, et cetera, e sinora Facebook non ha fatto eccezione.

Lo scorso anno la compagnia ha rivelato che stava per raggiungere il suo limite di 499 azionisti previsto dalle leggi federali per le società controllate ad ampio flottante, e si dice che inizierà a rendere pubbliche i propri risultati finanziari dall’Aprile prossimo, il che suggerisce che è stata costretta a un’offerta pubblica iniziale prima di quando non avesse desiderato.

In qualche modo calza a pennello che il sito di rete della Securities and Exchange Commission sia andato in blocco l’altro ieri sotto la pressione degli investitori che cercavano di accedere ai documenti di candidatura di Facebook. Forse la SEC dovrebbe chiedere a Facebook di ospitare le sue comunicazioni.

Recenti offerte pubbliche iniziali nel settore del tech mostrano un paesaggio dalle alterne fortune, e non c’è certezza che Facebook vinca nel lungo periodo. Quella macchina piena di soldi che è Google ha lanciato un sito di social media lo scorso Giugno che ha già più di 90 milioni d’iscritti.

Facebook afferma che userà i suoi 5 miliardi di dollari, somma-obiettivo in questa prima offerta pubblica iniziale, per creare un mercato pubblico per le proprie azioni, per “capitale da lavoro” e in prospettiva per le acquisizioni.

Zuckerberg possiede il 28,4% e manterrà diritti di voto per il 57%. Qualsiasi cosa accada, l’offerta pubblica iniziale di Facebook è un momento incoraggiante nel revival capitalista di dominio economico statale. Se i politici recedessero ancora un poò, potrebbero essercene di altri.

Tratto dal Wall Street Journal