Lo scontro di civiltà non aiuta i Marò
18 Maggio 2014
Qualcuno dice che non si dovrebbe parlare dei Marò in campagna elettorale perché si rischia di strumentalizzare la vicenda dei fucilieri di Marina italiani prigionieri in India. Ma prima non se ne poteva parlare perché c’erano le elezioni a Delhi, adesso neppure perché si vota nel Belpaese, insomma qualcosa si potrà pur dire o no?
Avremmo bisogno di gesti forti e simbolici, visto che, arbitrati permettendo, ci soccorre il diritto internazionale. Azioni concrete, come la manifestazione che le famiglie dei due militari stanno organizzando il prossimo 14 giugno a Roma.
Invece certa politica preferisce attardarsi sulla propaganda, gli slogan e le ritorsioni inutili. Si prenda una mozione presentata in Consiglio regionale lombardo: boicottare l’India all’Expo. Proposta che dimostra come molti politici italiani ignorino del tutto chi sia Narendra Modi, il nuovo premier indiano che ha mandato a casa almeno per il momento la dinastia Ghandi.
Essendo un fior di nazionalista, tipo il collega giapponese Shinzo Abe, in campagna elettorale Modi se n’è uscito con un infelice "in che prigione sono?" riferendosi ai nostri Marò… come a dire che se l’intenzione è quella di esasperare i toni, in uno scontro di nazionalismi, lui ci andrà a nozze.
Ma il nuovo premier indiano è anche altro: lo hanno eletto perché il "modello Gujarat", lo Stato che ha governato negli ultimi anni, in India si è distinto per sgravi fiscali e sostegno della imprenditoria. Viene descritto insomma come un pragmatico attento al mercato e che non disdegna l’arte del compromesso.
E noi che facciamo? Boicottiamo l’India all’Expo? Rinunciamo a una delle leve più importanti su cui può contare il nostro Paese, cioè i rapporti economici?
Continuiamo piuttosto a fare pressioni sulle Nazioni Unite. Sfruttiamo il semestre europeo. Puntiamo come si diceva prima a gesti forti per far valere le ragioni dell’Italia e il nostro interesse nazionale. Ricordiamo costantemente all’India e alla comunità internazionale che la vicenda dei Marò, per l’Italia, è una ferita aperta. Serve intelligenza politica, ne avremo abbastanza?