Lo scudetto dell’Inter di Mourinho è figlio di una grande spavalderia
17 Maggio 2009
di redazione
Il bello di ogni campionato è la festa della squadra che si porta a casa lo scudetto, il tripudio e i caroselli nelle strade, gli slogan e la gioia di tifosi, calciatori, allenatori e patron. Se poi questa squadra si chiama Inter, la città è Milano, lo scudetto è il quarto di seguito, e l’allenatore avvolto nella bandiera neroazzurra è Josè Mourinho si può immaginare cos’è accaduto stanotte in Piazza Duomo.
Lo slogan è stato uno solo: "Zero titoli", come disse sprezzante Mourinho riferendosi alle grandi regine del calcio italiano rimaste a secco di titoli. E in effetti il tecnico portoghese – "The Special One", si autodefinì così durante una conferenza stampa – oggi viene ripagato di tutta la sua spavalderia arrembante. E’ arrivato all’Inter e le ha regalato un altro scudetto, un ciclo positivo iniziato l’agosto scorso con la vittoria nella Supercoppa.
Vince l’Inter, e vincono soprattutto Ibrahimovic e Julio Cesar, che hanno dato un valore aggiunto alla squadra dei campioni, dei Zanetti, dei Maicon e dei Cambiasso, dei giovani valorosi come Santon o Balotelli. Il patron Massimo Moratti ha rimesso in pareggio i conti dissestati dell’Inter e oggi si gode un’altra vittoria, ricordando quando andava allo stadio col padre, e l’Inter vinceva trofei a ripetizione.