Lo spettro della forca ferma la rivolta in Iran (per un po’)

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Lo spettro della forca ferma la rivolta in Iran (per un po’)

16 Febbraio 2011

In Iran sembra tornata la calma dopo le manifestazioni dei giorni scorsi che hanno riacceso la piazza e riportato sulle prime pagine dei giornali i giovani dell’Onda Verde. La repressione, com’era prevedibile, c’è stata, i morti anche, ma non con le dimensioni del 2009. Stavolta i manifestanti non si sono fatti cogliere impreparati e hanno reagito alla violenza, come dimostrano i video in cui si vedono i Basiji, i membri delle temute milizie popolari controllate dal regime, che finiscono picchiati dalla folla. Sempre che i Basiji picchiati lo siano davvero. Le autorità hanno denunciato che due membri degli apparati della forza sarebbero morti negli scontri, accusando dell’omicidio i mujaheedin del popolo, una organizzazione d’ispirazione vagamente socialista che si oppone al regime – e che smentisce. Ieri è anche stata confermata la morte di un ragazzo, Saneh Jaleh, e anche nel suo caso abbiamo assistito a un rimpiattino di responsabilità fra le autorità e le forze di opposizione. Il fatto che le piazze iraniane non siano sotto l’occhio fin troppo vigile di Al Jazeera, com’è avvenuto in Egitto, costringe chi vuole avere informazioni sull’accaduto a usare Internet, telefonini e You Tube, quando non vengono sigillati.

In ogni caso, gli ayatollah non hanno spinto a fondo sul pedale della repressione, per una serie di motivi convergenti quali la pressione internazionale, le rivolte in Egitto e Tunisia, il malcontento. Il giro di vite si è "limitato" a una nuova ondata di arresti, 1500, e all’imprigionamento degli uomini di fiducia di Mousavi e Karrubi (uomini per modo di dire, in certi casi si tratta a malapena di maggiorenni). Sempre ieri, la guida suprema della Rivoluzione Khamenei è tornata a invocare l’unità dell’islam contro l’oppressore americano e sionista, chiedendo al presidente turco Gul, in viaggio in Iran, di appoggiare la Repubblica Islamica: "Negli ultimi anni la Turchia ha già preso le distanza dal regime sionista e sostenuto i palestinesi". Ankara non è l’unico sponsor di Teheran; il ministro degli esteri russo Lavrov ha fatto sapere che Mosca non voterà un nuovo round di sanzioni sul nucleare perché il popolo iraniano è alla fame.

Restano degli interrogativi aperti sulla situazione nella Repubblica islamica: quale ruolo potrebbero giocare i militari, che pur non essendo un potere autonomo come in Egitto rappresentano in ogni caso una forza in grado di opporsi ai mullah? Alcuni manifestanti hanno avanzato ai militari la richiesta di unirsi alle prosteste. Per adesso i vertici delle forze armate rispondono picche evocando la congiura delle potenze straniere. Seconda domanda: le classi popolari e la borghesia impoverita dell’Iran sono abbastanza arrabbiate da scendere in piazza massicciamente com’è avvenuto per la rivoluzione del cous-cous o quella dei gelsomini, oppure la teocrazia ha creato un welfare che regge? Recentemente, ambienti conservatori hanno criticato con forza la gestione dell’economia da parte di Ahmadinejad; la crisi c’è, si sente anche in Iran. Se il governo non riuscirà a pagare più stipendi e pensioni qualcosa dovrebbe accadere. Forse la situazione economica non è quella dell’Egitto ma converrebbe capire bene quale sia, allora. Infine, vanno considerate le divisioni all’interno del movimento iraniani, fra i leader che comunque fanno parte del vecchio sistema, anche se puntano al rinnovamento del khomeinismo, e i giovani e gli studenti dell’Onda Verde, che di falchi e colombe usciti dalla rivoluzione del ’79 non vogliono più sentir parlare.