Lo Stato Islamico ammazza 9 italiani

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Lo Stato Islamico ammazza 9 italiani

03 Luglio 2016

Le bestie dello Stato Islamico ammazzano nove italiani durante l’attacco sferrato contro un ristorante a Dacca, in Bangladesh. L’unica colpa dei nostri connazionali: non conoscere il Corano. Il terrorismo islamico colpisce ancora una volta un luogo di ritrovo, un ristorante frequentato da turisti, uccidendo persone innocenti. Nel caso degli italiani, persone che si trovavano a Dacca in gran parte per lavoro, molti erano occupati nel settore del tessile.

Nadia Benedetti era managing director per la sede di una azienda inglese nel paese dell’estremo oriente. Claudio Cappelli, 45 anni, viveva a Vedano al Lambro, in provincia di Monza. Vincenzo d’Allestro, 46 anni, nato in Svizzera, viveva ad Acerra, in Campania. Claudia Maria D’Antona, 56 anni, lavorava nel settore del tessile e dell’abbigliamento. Suo marito, che la donna aveva conosciuto in India all’inizio degli anni Novanta, è sopravvissuto alla strage. Quando Claudia viveva in Italia, all’inizio degli anni Ottanta, aveva fatto volontariato prestando soccorso alle vittime in disastri come il terremoto del 1980.

Simona Monti, 33 anni, lavorava anche lei in una industria del tessile. Adele Puglisi, 54 anni era un quality control manager, veniva da Catania, in Sicilia. Maria Rivoli, 34 anni, da Bergamo, era madre di un bambino di tre anni; lavorava nel settore del tessile. Christian Rossi, 47 anni, era un manager, padre di un bambino piccolo. Marco Tondat, 39 anni, era in Bangladesh da circa un anno, lavorava nel tessile e stava per tornare a casa.

Solidarietà ai familiari delle vittime dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che interrompe il suo viaggio in Messico per rientrare in Italia. “La barbarie del terrorismo – dice Mattarella, che però non nomina esplicitamente lo Stato Islamico – è davvero senza confini. Il terrorismo con la sua barbarie rappresenta oggi il principale pericolo per il mondo. Occorre un impegno comune, di tutti, per sconfiggerlo e riaffermare il rispetto della vita umana, la libertà e la convivenza pacifica”.  

Nell’eccidio di Dacca tra i sequestrati da parte dei terroristi anche la nipote del console generale di Milano Ahmed Rezina, che ha raccolto il racconto della congiunta e lo ha a sua volta riferito al console per il Veneto Gianalberto Scarpa Basteri. La ragazza – racconta Scarpa Basteri – era stata bloccata assieme agli altri e durante l’estenuante attesa dopo l’assalto terroristico è stata interrogata assieme ad una sua amica sulla propria fede religiosa. 

La giovane era con l’abito tradizionale, il sari, così come la sua amica. Proprio la recita di alcuni brani del Corano, la dimostrazione della fede musulmana e l’abito hanno fatto sì che i terroristi le risparmiassero e permettessero loro di allontanarsi. Ad una terza ragazza, bengalese e musulmana, la professione di fede e la conoscenza del corano non sono bastate. Per lei sono stati fatali gli abiti occidentali, jeans e maglietta, che l’hanno condannata a morte. 

Il bilancio complessivo, aggiornato a dopo il blitz per liberare gli ostaggi che è scattato nella notte, è di 28 morti: due sono poliziotti uccisi ieri sera nello scontro a fuoco scoppiato con i primi agenti intervenuti sul posto; sei sono assalitori uccisi nel blitz della notte (un altro è stato arrestato); e 20 sono civili, fra cui ci sono stranieri. Tredici ostaggi sono stati invece liberati nel blitz (fra cui un giapponese e due cittadini dello Sri Lanka).

Inizialmente l’esercito del Bangladesh aveva riferito che tutti i 20 civili uccisi erano stranieri, ma poi ha cambiato versione dicendo che fra i 20 ci sono anche dei locali. Oltre agli italiani, fra le vittime c’è una ragazza indiana e dei cittadini giapponesi. I giapponesi coinvolti sono infatti otto: uno, identificato come Tamaoki Watanabe, è stato salvato; mentre degli altri sette non si hanno notizie, e il governo di Tokyo ha fatto sapere che teme che siano fra i morti. 

Il ristorante, frequentato perlopiù da stranieri, è stato attaccato intorno alle 21 ora locale di venerdì sera da un commando di giovani armati di granate, pistole, fucili e machete. Secondo quanto ha raccontato al ‘Daily Star’ un ostaggio salvato nel blitz, Rezaul Karim, i sequestratori hanno risparmiato chi era in grado di recitare versi del Corano. L’esercito ha spiegato che “la maggior parte delle vittime sono state uccise brutalmente con lame affilate” e sul posto sono stati sequestrati una pistola usata dai terroristi, il calcio piegato di un fucile AK22, dispositivi esplosivi improvvisati, un walkie talkie e un gran numero di armi da taglio artigianali. 

Il blitz delle forze di sicurezza è scattato intorno alle 7.30 ora locale (le 3.30 in Italia). Lo Stato islamico ha rivendicato l’attacco, evidenziando che era rivolto contro un “ristorante frequentato da stranieri”, e ha pubblicato anche delle foto che sostiene ritraggano alcuni stranieri uccisi nel caffè ristorante.